La Giustizia che non funziona, e la prescrizione


 Ho deciso, istintivamente, di rispettare la par condicio, quindi non parlare di politica. Tranquilli, non sono divenuto improvvisamente legalitario: è che la politica calabrese prima mi faceva ridere, ora mi suscita un certo ribrezzo.

 Pochi mesi fa degli incensurati professori della Magna Graecia hanno venduto esami a degli incensurati studenti. Dite voi: “Ma se hanno commesso tale ignobile reato, come va che sono incensurati?” Risposta semplicissima: per effetto della prescrizione. Perciò, se mi è permesso in cuor mio farvi venire ribrezzo, se lo dicessi commetterei io reato. Se lo dicessi, ma non lo dico, anzi proclamo che sono incensurati. Ripassatevi le figure retoriche.

 Gli avvocati rispondono che i tempi della Giustizia sono lunghissimi per ragioni tecniche. E in verità abbiamo letto che, prima della benefica retata di mercoledì notte, viaggiarono interi TIR carichi di documenti. Se lo venisse a sapere Greta, lei che, per non inquinare, gira il mondo a nuoto: o così ci spaccia la tv!

 Ora dovete sapere che io non sono il giudice o l’avvocato o il cancelliere; però c’è che qualunque cosa io faccia, libri articoli teatro eccetera, la faccio al computer; e questo dal 1988; e sono, senza quelli di prima scritti a macchina, 40 libri e altrettanti lavori teatrali senza contare quelli brevi; e migliaia di poesie, prose, articoli eccetera. Ebbene, tutta questa roba, miliardi di dati, si trova in un modestissimo personal computer che occupa, con tutta la stampante, un metro quadrato; che è costato due soldi; e consuma, credo, poco e niente di ENEL; e con cui faccio tutto da solo.

 Com’è che io, dilettante, me la cavo benissimo con una macchinetta; e i tribunali vanno ancora a carta battuta a macchina, a facciata unica e  spazio tre… ed è un miracolo che non lavora, con la penna d’oca, Policarpo ufficiale di scrittura come nel bel film con Rascel?

 Ecco la prima riforma: abolizione della carta, con relativi depositi e TIR. E sveltire le procedute millenarie!

 Passiamo alla prescrizione. Io sapete che farei di bello? Istituirei un ufficio nazionale di controllo sul lavoro dei giudici, il quale ufficio obblighi i giudici a spiegare, in modo convincente, com’è che sia andato in prescrizione il tal processo o talaltro. E se in un (01) caso emerge il dolo, applicare al giudice il calabrese detto “da carceriere a carcerato”.

 Infatti siamo tutti, forse rozzamente, ma tutti convinti che la prescrizione sia un trucco (o anche un trucco) per far levare le berze (Inf. XVIII) a qualche birbaccione.

 E quando un procedimento viene rinviato a mesi e anni, il cittadino ha diritto di sapere perché, malattia dell’imputato inclusa, tranne non sia in accertata sala di rianimazione! Con la febbre fino a 38, può presentarsi.

 Ci sono altre cosette, cui qui solo accenno: quanto al penale, se uno patteggia la pena, vuol dire che è e si dichiara colpevole, e non che gli piace stare in galera come in vacanza;

 quanto al civile, il ricorso al tribunale dev’essere raro, e i contenziosi possono essere risolti anche in via amministrativa o con arbitrato; ma se uno accetta l’arbitrato, non deve poter ricorrere al tribunale.

 Eccetera.

Ulderico Nisticò