La Francia e i diritti dell’uomo


 La Francia, come tutti sanno, è la patria dei diritti dell’uomo. Li proclamò la rivoluzione, e, per farli capire meglio, Robespierre decapitò mezza Parigi; e manco, dici tu, solo re e contesse, ma anche poveracci qualsiasi come Andrea Chenier e Lavoisieur; e nemmeno solo biechi reazionari, bensì pure il giacobino Danton e il comunista Babeuf; e, alla fine, anche Massimiliano provò, con successo, se funzionava la lama di Madame. E ai decollati andò tutto sommato bene, se pensiamo ai massacrati della Vandea, donne incinte incluse, e ai ribelli di Bordeaux e Tolone cannoneggiati dal capitano Buonaparte da poco Bonaparte.

 Si vede ai Francesi gli stranieri interessano quando possono fare gli imperatori come Napoleone, o per una squadra nazionale di calcio. Se no, Macron afferma che blocca le frontiere, e controllerà chiunque viene dall’Italia; e ciò al preciso scopo di fermare l’immigrazione, e lasciare tutti i clandestini al di qua delle Alpi. Alla faccia dell’Europa Unita!

 Il bello è che, trattandosi di Macron e Francia, non si sentono piagnistei dei buonisti, o indignazione dei democratici! La Francia, si sa, cade sempre in piedi. E sui piedi degli altri.

 E sapete come la penso? Che, in base a qualche cartuccella, Macron ha pure “ragione”. Però lo ha detto persino Mattarella, che certe regole sono “preistoria”, e si riferiva a Dublino. E ci sono in giro convenzioni del 1951, quando l’intera Africa era colonia di Europei, e a nessuno veniva a mente di venire in Italia, anzi nemmeno di trasferirsi da una colonia inglese a una francese o portoghese; e gli avrebbero sparato al volo. Sono dunque convenzioni che si riferivano a naufraghi tipo Titanic, non a barconi tipo Steccato. E sono tutte carte da “denunziare”, parola tecnica del linguaggio diplomatico, che significa cancellare, in quanto non più attuali, anzi fuorvianti. Quando un trattato non va bene, lo si cambia o lo si nega; se non ci dovremmo tenere anche il Congresso di Vienna.

 Ora vi faccio un esempio. C’era una volta il governo detto gialloverde, con presidente Giuseppe Conte: Conte Uno. L’ONU che fece? Indisse una conferenza mondiale che, come trapelava, doveva affermare un presunto diritto ad emigrare. Che fece, Conte?

 Ebbene, egli, in perfetta intesa con i suoi due vice, Di Maio e Salvini, se ne rimase in Italia. Ottima idea, perché, se anche solo fosse stato presente, e tanto più se avesse firmato un foglio qualsiasi tipo contratti fasulli, avrebbe avallato la bizzarra idea dell’ONU. E se ne sarebbero giovati l’ONU, o, peggio, qualche giudice nostrano in vena di pubblicità o candidature. Rimase a casa, e tanti saluti: bravo, Conte [Uno]!

 Concludendo, e per dirla in francese, à la guerre come à la guerre: chiudiamo anche noi le frontiere… oppure… perché no… appena arriva uno straniero, gli diamo una bella carta d’identità “provvisoria”, e quello, in base alla cartuccella Schengen, può andare comodo comodo dove vuole.

 Per esempio, in Francia. Chi di carta colpisce, di carta perisce?

 La Francia, comunque, è la patria dei diritti dell’uomo. Ahahahahahahahahah.

Ulderico Nisticò