In questa ridicola e triste e grigia campagna elettorale ricca di fandonie e poverissima di argomenti credibili, il tema assente per definizione è la cultura, che nessuno ha nominata manco per caso. In Calabria, poi, la cultura è da sempre considerata un passatempo alla stregua del tresette nelle osterie, e, spesso, con minore scientificità di una partita fatta come si deve tra vecchi giocatori.
I politici non hanno detto niente di culturale, e perché privi o scarsi del bagaglio adeguato, e perché convintissimi, a buon motivo, che alla gente non importa nulla. La Calabria, che ha un patrimonio immane, lo lascia in gran parte inutilizzato. Esempio, ricorrenza del Campanella: zero totale.
Fate una proposta culturale a qualche ente pubblico? È sempre la stessa trafila: Lodi sperticate (“Solo al professore Nisticò possono venire a mente certe cose… ”), promesse, riunioni… e poi se ne strafregano. Ora, 4 marzo, siamo in par condicio, ma lunedì ci faremo due amarissime risate, documenti alla mano.
Questi sono i politicanti.
Ma il dramma è che la cultura non parla di se stessa
– le università aprono bocca solo quando devono chiedere soldi;
– le scuole, manco quello, tanto non glieli danno;
– i giornali hanno una pagina culturale solo per fare un favore alle case editrici;
– le tv, il massimo sono i documentari sui dinosauri, comprati all’estero;
– gli intellettuali, cattivi anzi pessimi maestri, non dicono mai niente che possa turbare la quiete pubblica… e le elargizioni di contributi;
– detto in generale, a forza di temi demenziali delle Medie, tutti pensano che la cultura sia una faccenda per depressi, malinconici, malati di fegato e dalla lacrima facile e poco costosa;
– anzi, retribuita.
Ulderico Nisticò