La Croce Rossa e un poco di storia


 La CR italiana festeggia la sua nascita, formalizzata nel 1864. L’idea sarebbe sorta dopo la sanguinosa battaglia di Solferino del 24 giugno 1859. E siccome questi avvenimenti sono poco ricordati anche dagli eredi dei protagonisti, e completamente ignoti ai meridionalisti pinoaprilati della domenica, raccontiamoli, con un piccolo riferimento anche a Soverato.

 Dopo i caotici e inconcludenti fatti del 1848-9, tale era la situazione dell’Italia: l’Austria aveva annesso anche di diritto Trento, Istria e Dalmazia; di fatto governava il Regno Lombardo-Veneto; e proteggeva con truppe i Ducati di Parma e Modena e il Granducato di Toscana. Papa Pio IX era stato ricondotto a Roma e protetto da Luigi Bonaparte, nel frattempo divenuto imperatore Napoleone III e di fatto sovrano assoluto della Francia. Ferdinando II, re delle Due Sicilie, dopo la riconquista della Sicilia si era chiuso, e veniva escluso da ogni rapporto politico e diplomatico, pur nella paradossale situazione di parecchi e validi trattati commerciali: a dimostrazione che hanno torto i liberali e i marxiani quando interpretano la storia con i soldi e l’economia in generale. La storia la fa la politica, e il Meridione non ne aveva; e meno ancora una forza militare.

 Napoleone III, in quanto nipote di Napoleone I, doveva condurre una politica estera di prestigio. Nel 1854, d’intesa con la Gran Bretagna, difese la Turchia contro la Russia (Guerra di Crimea). L’anno dopo intervenne, con successo, il Regno di Sardegna.

 Lo governava dal 1852 Camillo Benso, conte di Cavour, imprimendo un deciso impulso alle infrastrutture, e in particolare alle ferrovie, e all’industrializzazione. Con la spedizione di Crimea riguadagnò quel prestigio militare che Torino aveva perso nella Prima guerra d’indipendenza. Partecipando a pieno titolo al Congresso di Parigi, parlò come se rappresentasse l’Italia: e ciò nel più passivo silenzio degli altri Stati italiani. S’incontrò con Napoleone III a Plombières, e i due decisero di come provocare alla guerra l’Austria, e riorganizzare l’Italia; anche se le cose poi andarono diversamente.

 Di fronte alle volute provocazioni piemontesi, l’Austria dovette dichiarare guerra, e tentò di passare il Ticino, ma le sue truppe vennero arrestate dall’esercito sabaudo e dall’allagamento delle risaie. Giunse un fortissimo esercito francese, al comando dello stesso imperatore. I movimenti militari vennero favoriti, per la prima volta nella storia, dalle ferrovie, tracciate pure per questo scopo.

 Dopo la vittoria di Magenta, Napoleone III vinceva a Solferino, mentre Vittorio Emanuele II, con non poche difficoltà, otteneva un successo a San Martino.

 Troppo lungo qui riassumere gli altri avvenimenti. Saltiamo alle conclusioni del Trattato di Torino del 24 marzo 1860: il Regno di Sardegna si annetteva Lombardia senza Mantova; Parma; Modena; Ferrara e Bologna; la Toscana; e cedeva alla Francia la Savoia e Nizza: un’operazione, quest’ultima, che chi scrive, da inveterato nazionalista, considera un gravissimo delitto di lesa Patria.

 Così andarono le cose, cioè alla meno peggio. Anni dopo Bismarck commentò così: “L’Italia è stata fatta da tre esse, Solferino [vittoria francese 1859]; Sadowa [vittoria prussiana 1866 e acquisto del solo Veneto]; Sedan [vittoria prussiana su Napoleone III, e conquista italiana di Roma]”.

 Ed è per tutto questo che a Soverato ci sono una via Solferino e una via San Martino, per quanto se su questa si siano costruite diverse infondate leggende metropolitane.

Ulderico Nisticò