Leggo in questi giorni la proposta di unificare tredici comuni della provincia di Vibo compreso il capoluogo in unico centro urbano ed i commenti e le opinioni di voci autorevoli quasi tutti favorevoli a tale proposta. Premetto che in merito ho più dubbi che certezze, più domande da fare che risposte da dare. Pur non essendo in linea di principio contrario, ritengo giusto esternare le mie riflessioni ed alcune riserve.
Intanto penso che sarebbe necessario indire per l’importanza del problema che investe il futuro, la storia, le tradizioni di tante comunità indire assemblee pubbliche preliminari per ascoltare gli orientamenti, le opinioni, i suggerimenti dei cittadini e le ragioni dei sindaci che optano per la fusione. A tal proposito penso che bisognerebbe esaminare due aspetti fondamentali della proposta che attengono uno alla storia culturale dei paesi e l’altro all’aspetto urbanistico del territorio.
Non molto tempo fa un autorevole giornale internazionale, il Time, ha scritto che la Calabria senza l’unità d’Italia sarebbe stata la regione più ricca al mondo. In realtà, leggendo con senso critico quella pagina di Storia, il Sud fu annesso al Nord con le problematiche che tutti conosciamo. Un altro termine di paragone è la Comunità Europea. Anche quella fu una felice intuizione del nostro Altiero Spinelli e di tantissimi altri politici europeisti, ma i limiti di quella idea sono ormai evidenti e la Brexit Inglese ne è la testimonianza più eclatante.
Alcuni dei paesi, tanto per ricordarne le origini e la storia, un tempo erano casali di Rocca Angitola. Anche allora quella comunità si disperse, più che per le avverse condizioni climatiche e per le invasioni subite dalla Rocca, per la diversa estrazione culturale dei suoi abitanti. Quella diversità culturale ancora oggi caratterizza, salvo alcune affinità e rare eccezioni, quei paesi.
Non è quindi questa la motivazione e sollecitazione di tale fusione e non è una spinta che viene dalla popolazione. Quali dunque le motivazioni: un risparmio di gestione nei servizi, la velleità di essere un comune con un numero di abitanti molto grande, la possibilità di accedere più facilmente ai finanziamenti? Che tipo di statuto verrà previsto e dove la sede degli organi elettivi? Diverse e complesse in ordine di tempo sono le leggi che regolano le unioni o le fusioni tra comuni previste nella famosa legge Del Rio meglio conosciuta come legge sulla cancellazione delle province.
Una legge che ha ottenuto come unico risultato concreto non il risparmio di gestione economica, come nelle intenzioni del legislatore, ma solo la cancellazione della libertà di voto dei cittadini per scegliere i propri rappresentanti. Molti comuni che hanno scelto di fondersi stanno avendo forti ripensamenti perché i vantaggi auspicati sono nettamente inferiori alle aspettative.
Anche le città Metropolitane come Reggio ,Roma ed altre presentano non pochi problemi. Dal punto di vista urbanistico una conurbazione di un territorio così vasto crea immensi problemi urbanistici e gestionali. Per quei paesi che sono quasi confinanti con Vibo Valentia come S.Onofrio, Ionadi, Stefanaconi è possibile pensare ad una conurbazione con un progetto di riqualificazione del tessuto urbano esistente.
Non bisogna, tuttavia, dimenticare che quasi tutti i nostri paesi hanno avuto uno sviluppo urbanistico caratterizzato da strade quasi convergenti in una piazza più o meno grande in base al numero degli abitanti dove si sviluppava e si sviluppa la vita sociale ed economica della comunità, e che solo Vibo, per la concentrazione negli anni di cittadini provenienti dai paesi vicini, presenta un aspetto di cittadina dotata di impianti e servizi anche se spesso carenti.
E’ difficile invece pensare ad una conurbazione di paesi molto distanti da Vibo con una rete viaria che non consente collegamenti veloci e sicuri. Le strade della Provincia sono quasi tutte dissestate e la stessa Istituzione della Provincia non ha prodotto, così come era nell’auspicio di molti, un tangibile miglioramento dello sviluppo della nostra realtà.
Penso, insomma, che una tale aggregazione non presenterebbe un aspetto armonico, anzi creerebbe maggiori differenziazioni sociali, economiche, culturali per la perdita di quella identità che caratterizza ciascun paese. In definitiva sarebbe una realtà più opaca, frammentata, confusa e disarmonica, l’esatto contrario dell’intento che si prefigge con l’unificazione.
Nicola Iozzo