Come insegna Shakespeare, in ogni tragedia c’è un lato comico; e la malinconica Lamorgese, mentre tutto le crolla addosso, incluso il governo Conte, riesce a farci ridere con genitore 1 e genitore 2; dimenticando però di precisare chi dei due è 2 chi 1, donde le prossime contestazioni della Boldrini. I diritti, ragazzi, sono come il vino degli alcolizzati: non bastano mai.
Niente alta velocità, in Calabria. E del resto, mi domando io, dove dobbiamo andare, anche a passo di lumaca? Per carità, ora non venitevene fuori con colpe di Romani, Bizantini, Normanni (gli Arabi no, non è politicamente corretto: ahahahahahah), Spagnoli, Borbone e Garibaldi. Ne ho le tasche piene dell’eterno espediente del calabromedio: “Non è colpa mia, è stato lui”, un lui qualsiasi.
Esaurito il sarcasmo, del resto ovvio e banale, cerchiamo di capire l’inghippo. L’inghippo è che altrove ognuno si adopera per ottenere, e invece per la Calabria non si adopera nessuno.
Non si adoperano i senatori, per esempio la Vono; non si adoperano i deputati, per esempio Viscomi; gli altri, ignoro chi siano.
Non si sono mai adoperati, quando raramente ne abbiamo avuti, i ministri e sottosegretari.
Non si sono mai adoperati presidenti e assessori e consiglieri regionali.
Eccetera.
E non si sono mai adoperati a Roma, perché a Roma contano zero, e sono, nei palazzi, “come il villano, quando rozzo e salvatico s’inurba”. È Dante, sconosciuto a tutti, in Calabria, anche nel centenario. Il villano che parla dialetto o italiese scolastico, e che si veste come Totò e Peppino a Milano.
I politici calabresi vanno a Roma, votano dove gli dicono di votare, e tornano, zitti e muti.
Sì, ma tutto il resto? C’è qualcuno che conta qualcosa, in Calabria?
Anzi, i rarissimi che ogni tanto compaiono, per dire, in tv nazionale, si vede benissimo quanto sono impacciati, novelli, smaniosi di telecamere per poter dire all’amico “mi hai visto, ieri?”; e quello, che l’ha visto, per dispetto risponde di no e c’era la partita sull’altro canale.
I famosi scrittori strappacore piagnoni, a parte che fuori di Calabria non esistono, della Calabria fanno passare un’immagine pacchiana e arretratissima: a gente che, sotto la guida della procace maestra milanese, si deve fare da sola un sentiero di capre, a che serve il treno, e persino la TAV?
Riassunto: i governi se ne fregano di noi; ma noi facciamo di tutto per essere dimenticati.
Ulderico Nisticò