Chissà come deve essersi sentita tosta, rivoluzionaria, decisionista la “Emiliano Zapata del Dpcm” Jole Santelli quando, la sera del 29, ha detto “Fuori tutto!” come un qualunque outlet dei divani. Chissà quant’era convinta di strappare consensi, trascinare folle in strada, guidare la rivoluzione del cappuccino, con tutti i bar aperti e il resto del Sud spinto dal suo coraggio a seguirla.
E invece niente. Vincenzo De Luca il giorno dopo ha ribadito la prudenza massima con la sua riconosciuta sobrietà (“Vedo vecchi cinghialoni come me che fanno footing senza mascherina e andrebbero arrestati a vista!”), le altre regioni del Sud non se la sono filata, i cittadini calabresi hanno detto “Questa ha sniffato il reagente per tamponi” e i sindaci della Calabria le hanno risposto “Al bar vacci te”.
È a quel punto che la Santelli ha commentato – testuale – “Sono preoccupatissima e ho paura di uscire. Probabilmente non andrò neanche io al bar o al ristorante, però se cominciamo oggi mi auguro che a luglio le imprese ripartiranno”.
Insomma, la Santelli non condivide l’ordinanza della Santelli, per cui non mi stupirei se a breve la Santelli chiedesse le dimissioni della Santelli e la Santelli si dimettesse restando fermamente al suo posto.
Del resto, che la Santelli non sia una che in tema di coerenza e scelta della bigiotteria va fortissimo, si evince scorrendo all’indietro le sue dichiarazioni più recenti. Il 20 aprile, dunque 13 giorni fa, non nel Mesozoico, aveva dichiarato al Tg4: “Sono per una linea di estrema, estrema prudenza. Ho avuto una linea molto rigorosa fino ora ed i risultati ci sono stati. La gente ha rispettato le regole e non sono disponibile a mettere a repentaglio i sacrifici fatti dai calabresi. Comprendo che ci debba essere fase 2, ma deve essere preparata con attenzione e prudenza. Il pericolo è sempre lì fuori”.
Salvo poi, il 29 aprile, far sapere a ristoratori e baristi, alle 22.00, che la mattina dopo possono riaprire. Manco il tempo di fargli scongelare le brioche, a ‘sti poveri baristi, figuriamoci di sanificare i locali.
Ma non è tutto. Due giorni prima, il 18 aprile, aveva dichiarato a Repubblica: “Quanto alle restrizioni sulle libertà personali ci sono i decreti del governo a imporre limiti. Noi non possiamo derogare, al massimo renderli più restrittivi”. Una lieve, accennata, impalpabile schizofrenia che sarebbe preoccupante se non nascondesse un’ evidente necessità di assecondare prima la Fase 1 non del Governo, ma della comunicazione politica della Santelli (cittadini calabresi, se il virus non vi secca tutti come il peperoncino diavolicchio al sole è merito mio che chiudo tutto!) e poi la Fase 2, che invece è quella della serie “Mentre Fontana impara ad allacciarsi una mascherina noi qui in Calabria già serviamo i macchiati caldi al tavolo all’aperto!”. E quando qualcuno le fa notare che a questo punto poteva aspettare qualche giorno e rispettare il decreto nazionale e che la sua ha tutta l’aria di una mossa politica, lei replica serafica: “Io non ritiro la mia ordinanza perchè sono sicura che il governo tra una settimana farà un dpcm che sarà esattamente uguale al mio”.
In pratica, Jole Santelli smentisce la mossa politica confermando la mossa politica di Jole Santelli. Le conseguenze dell’impressionante decisionismo della governatrice della Calabria sono state le seguenti: decine di sindaci le hanno fatto sapere che seguono la linea Conte; la maggior parte dei ristoratori e baristi hanno fiutato il grande affare di riaprire dal giorno alla notte senza precise norme sanitarie e con cinque clienti al giorno e hanno tenuto chiuso; il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo di centrodestra come la Santelli non vuole scontentarla ma è chiaro che pensa – senza dirlo – che questa storia sia un’immane cazzata e allora riapre i bar ma senza tavoli all’aperto quindi uno a Catanzaro ora va al bar, si fa fare un caffè, se lo porta a casa, lo consuma seduto in salotto e poi quando si alza scende di nuovo giù al bar a dare la mancia. Il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto (di cui la Santelli è stata vice) pensa che sia una mezza cazzata anche lui ma anche lui non lo dice e allora prima scrive “Brava Jole”, poi si corregge e “Gli esercenti non sono ancora pronti”.
Intanto il ministro Boccia minaccia di impugnare l’ordinanza della Santelli ma in effetti di fronte a una minaccia di Boccia c’è il serio pericolo che prendano coraggio anche i gestori delle discoteche calabresi e che entro domani apra il Margot Disco Club a Soverato.
Una situazione di accennato caos che la Santelli aveva ampiamente previsto a gennaio, quando in campagna elettorale, forte del suo talento visionario dichiarò: “Col gioco di squadra cambierò la Calabria”. Ad ogni modo, diamole fiducia. Del resto con quattro zone rosse in Calabria è tutto sotto controllo. Soprattutto in quella di San Lucido, dove un uomo è tornato a casa dopo essere stato dimesso da guarito. Salvo poi riammalarsi e scoprire, mercoledì, che era tornato ancora positivo in paese. Con i bar ancora chiusi, per fortuna.
Selvaggia Lucarelli da Il Fatto Quotidiano