Intelligenza artificiale a Torre Ruggiero


 Lascio ad altri la fatica di far cronaca della densa giornata del 12, con alcuni notevoli interventi scientifici e altri diciamo così paralleli; e qualche politico o subito dopo sparito o comparso cinque minuti muto; e vi lascio due osservazioni, una di diretta esperienza, l’altra desunta dal mio intervento.

 L’esperienza è che Torre Ruggiero, fino a pochi anni fa nota al mondo solo per i tre giorni della festa della Madonna, si sta conquistando a buon diritto ottima fama, e una funzione importante nel territorio, con frequenti manifestazioni culturali; e, che non guasta, con una fioritura di accoglienza turistica e di ristorazione. Ci sono dei borghi che si danno da fare, e peggio per chi non ne è capace, e nemmeno chiede aiuto.

 La considerazione filosofica riguarda proprio l’intelligenza artificiale. Premetto e ripeto che ogni novità della storia umana scatena una neofobia (paura del nuovo), e allo stesso modo una a volte esagerata neomania (entusiasmo folle del nuovo); mentre basterebbe la naturale neotenia, la tendenza al nuovo che distingue la specie umana da ogni altro vivente.

 L’ i. a., state tranquilli, non provocherà sfracelli più di ogni altra invenzione, da quando il dio Efesto utilizava (IIiade, XVIII) degli automi (αὐτόματοι), nella sua officina. L’umanità ha retto a ben altri scossoni, tra cui, pochi decenni fa, la bazzecola di due guerre mondiali in Europa; e non saranno i computer ad estinguerci; anzi sono una grandissima comodità, compreso il mio, vecchiotto, sul quale sto scrivendo queste poche parole.

 Vero che il Meridione, e la Calabria in specie, patiscono da sempre la neofobia, e tutti sperano di rinnovare in eterno le gesta del nonno: nonno, ovviamente, “barone”. Una bella ventata, no, tempesta di novità può farci solo del bene. Dopo una crisi, ma è di crisi che vive l’umanità. Il Sud ha urgenza di rinnovamento, e e che questo non sia il prodotto di un isolatissimo genio, ma una rete di conoscenza e lavoro. Archita, tiranno di Taranto e nei ritagli di tempo filosofo, inventò delle macchine volanti; però, defunto lui, a Taranto volavano solo i passeri.

 Detto questo, vi svolgo una rivelazione, che vi farà passare ogni paura sull’i. a. Giorni addietro ho chiesto a un amico – io non sono molto bravo – di far comporre all’i. a. il canto XXXIV del Paradiso di Dante. L’aggeggio elettronico ha eseguito il suo compitino con dei versi approssimativi, ma tutto sommato sempre meglio delle poesie piagnone che vincono i pr€mi letterari. Direte voi: Che brava, l’intelligenza artificiale!

 E invece ha clamorosamente toppato. Un essere umano colto e intelligente, avrebbe risposto con secca ironia socratica: Un XXXIV è impossibile, perché Dante, visto Dio che è il “sommo” (summus, da supra: il non plus ultra) non può vedere né immaginare altro. L’i. a. non ha spirito critico.

 Ecco cos’è l’i.a.: come quegli schiavi eruditi che i Romani compravano al mercato; se ne servivano; li trattavano bene; ma schiavi restavano, quindi magari abili esecutori, e nessuno di loro è mai stato fatto console.

Ulderico Nisticò