Sto ancora amaramente ridendo dei giornali e tv politicamente corretti, che, subito dopo l’ennesima strage, quella di Monaco, speravano, anzi descrivevano l’assassino alto, biondo, con gli occhi azzurri e un bisnonno nazionalsocialista; e invece si sono dovuti beccare un iraniano che, per effetto di assurda politica, ha un pezzo di carta con la cittadinanza della Germania. Lo stesso per lo sterminatore di Nizza, per i criminali di Bruxelles e Parigi, eccetera. Ora pateticamente si aggrappano al bullismo subito, alla depressione. Ragazzi, il mondo è zeppo di depressi – un mondo senza fedi, senza miti, senza ideali, senza manco ideologie, per forza è depresso! – ma i depressi normali fanno i depressi, cioè se ne stanno soli, scrivono sgangherate poesie, s’innamorano regolarmente della donna sbagliata: tutto quello che volete, ma non vanno ad ammazzare la gente; e a casa tengono, che so, una foto di De Gregori e una di Vecchioni, e ne ascoltano i deprimenti testi, mica collezionano trecento pallottole. E non si fanno ingabbiare dall’ISIS via internet.
È, per l’Europa, la banalmente detta politica dello struzzo: testa sotto la sabbia, per negare due problemi:
- l’islamismo terroristico;
- il fallimento di ogni politica di integrazione.
Del primo ho già scritto; vediamo l’altro, e facciamo esempi nostrani. A Gioia Tauro abbiamo ogni anno degli ottimi esempi di integrazione: si fanno venire dei disgraziati, li si pagano due soldi, li mettono in capannoni desolati o sotto tende, e finita la raccolta, tanti saluti agli integrati, tutti convinti che se ne andranno. Se ne andranno dove? A parte che vorrei sapere cosa facciano tutto il giorno prefetto, questore, carabinieri, finanzieri e ispettorato del lavoro, e il sindaco… Ogni tanto, a Gioia Tauro scoppia una rivolta, con grandissima soddisfazione degli intellettuali che ci fanno articoli, convegni e film, e sperano in una prossima.
Non ve ne venite ora con Riace: lì sono due gatti vorrei sapere di cosa viventi; a Gioia Tauro ogni anno sono migliaia e migliaia, e anonimi. Riace funziona come funzionavano nel XVIII secolo illuministico gli esperimenti di recupero criminali, perché foraggiatissimi dai re; ma quelli giudicati irrecuperabili, cioè quasi tutti, o li impiccavano o li spedivano in Australia. Per mezzo esempio vagamente positivo, di contro abbiamo Gioia e abbiamo le sterminate periferie di Bruxelles e di Parigi.
Attenzione qui. Da un punto di vista materiale, il più misero dei sottopagati di Gioia sta meglio di come stava in Africa; e il “francese” di seconda generazione di una banlieue ha un lavoro, va a scuola, ha una casa… tutta roba che il nonno neanche si sognava esistessero; se si ammala, lo portano in ospedale; e si veste e si calza come gli Europei; e vede la stessa tv. Vernice, ragazzi, solo vernice: in cuor loro, restano stranieri, hai voglia a far cantare loro la Marsigliese… o, ridete, il “Deutschland uber alles”.
Sono stranieri nel cuore, e tali restano; anzi, vestiti da tedeschi e francesi, si sentono ancora più stranieri. Se poi sono milioni, abbiamo milioni che si sentono stranieri. Non tutti uccidono, ovvio, però, sapete com’è, gli esempi dilagano…
Vi avevo promesso fatti nostri, ed eccoli. Alla metà del XIX secolo, la piccolissima S. Maria di Poliporto attirò commerci navali; e, dopo il 1875, ferroviari. Arrivarono da ogni dove, come fece – ognuno parla per sé – Cosimo Calabrò da Acciarello, mio quadrisnonno, il quale trovò di suo gradimento il piccolo borgo e attracco, vi trasportò i Penati e due nipoti Caminiti, i quali, nonno in testa, divennero parte fondamentale della comunità crescente; che, nel 1881, su proposta di Francesco Corapi suocero di Domenico Caminiti, trasferì il capoluogo sul mare… Faccio questi nomi perché si capisca cos’è l’assimilazione; e potrei dire lo stesso per i Gioffrè, Scalamandrè, Rosso, Anastasio, Martinelli, Pirelli, Musmeci, Passafaro… e scusate se scordo parecchi, che vennero da ogni dove d’Italia, e si fecero subito soveratani. E dico soveratani, eccome.
Dagli anni 1970, invece, Soverato ha ricevuto un’immigrazione di persone squisitissime e gentilissime e qualificatissime, che però non sono minimamente assimilati, a stento integrati nel senso che hanno la residenza (manco tutti!), ma affatto estranei a qualsiasi vita sociale di Soverato; e ignorandone ogni storia, che, ignorandola, si reinventano a fantasia. Per carità, nessuno di loro schiaccerebbe una formica, però moltissimi sono dei depressi; depressi di grande cultura e soddisfazione lavorativa e sociale, e abituati a controllare le emozioni; ma depressissimi; e non li vedete mai in una qualsiasi occasione comunitaria di Soverato. Integrati, forse, mai assimilati.
E figuratevi a Parigi eccetera, dove di integrati non assimilati se ne contano milioni; sono finti francesi e finti tedeschi e finti belgi; e, sotto un profilo psicologico e psicanalitico, è una condizione pessima da sopportare ogni volta che ci si guarda allo specchio; e suscettibile di qualsiasi tentazione più o meno ideologica e religiosa, ivi compreso uccidere e morire. Quando un iraniano grida “sono tedesco”, è un segno di disperazione, il pianto di uno che non è né tedesco né iraniano né altro, e vorrebbe essere qualcosa.
Aspettate un momento: niente a che vedere, ciò, con le condizioni economiche e sociali. Chi si ricorda di Rushdie? Era un indiano famoso e benestante, che, vivendo a Londra, si credeva davvero inglese, e, per farsi bello, scrisse delle porcherie su Maometto, beccandosi una fatwa a vita e mettendo nei guai la politica britannica. O il ricchissimo egiziano Al-Fayed, la cui morte assieme alla già principessa Diana è tuttora un mistero: diciamo.
Conclusione: l’Europa è una gigantesca Gioia Tauro, convinta di essere furba e pagare quattro soldi una massa di forestieri come fossero macchine che si spengono; una situazione come quella descritta da Orwell nel secondo aspetto del suo 1984: immense periferie lasciate a se stesse e a uno squallido degrado non economico ma morale.
Orwell però non ha previsto la ribellione, che invece è sotto gli occhi di tutti. È una pietosa bugia cercare di dimostrare che il mascalzone di Monaco o il criminale di Nizza (o il prossimo…) non erano in contatto diretto con il califfo e roba del genere. Il legame è generico, simbolico, forse inconscio, perciò molto più pericoloso.
Ragazzi, ve li figurate voi Prodi, Monti, Renzi, Juncker, Grillo, Berlusconi, Hollande eccetera, o il parlamento europeo posti di fronte a problemi epocali come questi? Piccola è l’Europa, sa solo parlare di soldi: e anche, come sappiamo e patiamo, a sproposito.
Ulderico Nisticò