Il 14 febbraio, giorno di San Valentino, è dedicato all’Amore. Un pensiero va pure ai tempi andati, quando le restrizioni della mentalità familiare e sociale imponevano ai giovanissimi di potersi scrutare soltanto alle fontane, quando le fanciulle andavano a prendere l’acqua. Quanti e quali sospiri! Già scambiarsi qualche parola poteva essere un azzardo. Ma lì, presso le fontane, sono nate tante promesse d’amore e tante nuove famiglie, mentre attualmente con tanta libertà di comportamento nascono pochi amori e poche famiglie e quasi niente figli (è cronaca ed allarme di oggi pure dell’Istat).
L’Università delle Generazioni propone di recuperare tale patrimonio culturale, inserendo le fontane rionali come “fontane dell’amore” nei circuiti turistici nazionali e negli eventi socio-culturali locali, dopo aver effettuato una storicizzazione narrativa e fotografica. Sarebbe pure il caso di realizzare delle rievocazioni in costume con le scene tipiche del passato. Ma anche piccoli “festival” letterari, teatrali o musicali sui temi dell’amore, nonché presentazioni di libri, conferenze e tutto ciò che è possibile realizzare avendo come fascinoso scenario proprio quelle fontane che sono state il cuore dei rioni fino a quando l’acqua corrente nelle case le ha fatte in pratica quasi dimenticare. Eppure hanno una loro storia da raccontare.
A Badolato (CZ), per esempio, ottimo sarebbe lo scenario della “Fontana ‘e Sena” in Via Piliero, nel rione Jusuretta (vicino a cui c’è la mitica “pietra dell’innamorato”), oppure la bella fontana di Graneli (appena restaurata dall’associazione “La Radice”) o anche la fontana del Convento. Adesso che da decenni ogni famiglia ha più comodamente l’acqua in casa, i giovani non pensano nemmeno a quando le nostre nonne e bisnonne erano costrette a recarsi (con gelo o con il sole ed anche di notte) alle fontane pubbliche per attingere l’acqua con il “bumbalu”, con piccoli barili o altri contenitori, spesso sostenendo (addirittura dopo una faticosa giornata di lavoro) le estenuanti attese di lunghe fila, quando, comunque, era possibile socializzare, in qualche modo.
Ribattezzare le nostre antiche fontane rionali come “Fontane dell’Amore” può essere utile pure alle nuove generazioni per apprendere le sacrificate usanze del passato, riflettendo sulle comodità moderne (che spesso non si apprezzano a sufficienza), ma può essere anche una efficace ed originale occasione per valorizzare un aspetto urbano, alquanto trascurato o sottovalutato, dei nostri borghi e delle cittadine.
L’Italia è così piena di belle e singolari fontane (anche rupestri) che il Ministero per i Beni, le Attività Culturali e il Turismo potrebbe (e dovrebbe) censire tale notevole patrimonio di arte, di cultura e di socialità, esortando le singole comunità a valorizzare al massimo possibile, magari con un apposito programma nazionale, tutte queste “Fontane dell’Amore”. Comincino, intanto, Badolato e la Calabria, come prototipo di valorizzazione a 360 gradi. In tale operazione promozionale ci aiutino pure presenze nazionali come l’Associazione dei Comuni Italiani (ANCI), Unione Nazionale Pro Loco d’Italia (UNPLI), il Fondo per l’Ambiente, il sistema della comunicazione sociale (giornali, radio, tv, internet) e così via.
Per attrarre turismo, le comunità non sanno cosa inventarsi. Invece, i nostri borghi hanno già sotto gli occhi innumerevoli aspetti e luoghi pittoreschi (come le “Fontane dell’Amore”) che potrebbero assurgere ad una rinnovata attenzione turistico-culturale e ad una suggestiva curiosità storica che i visitatori, specialmente quelli esteri, apprezzeranno sicuramente per la loro valenza antropologica o semplicità evocativa.