Incontro a Montepaone con Michele Caccamo autore dei libri “L’Alfabeto Inutile” e “Il segno clinico di Alda”


Si è tenuto ieri l’evento organizzato dal CASM dell’incontro con l’autore Michele Caccamo sui due libri “L’Alfabeto Inutile” e “Il segno clinico di Alda” con cui ha inteso tracciare l’esperienza poetica e personale di Alda Merini.

Dopo i saluti dell’avv. Giovanni Caridi, Presidente della Fondazione della Banca di Montepaone, che ha generosamente ospitato e patrocinato l’evento, nel costruttivo dialogo, moderato dal conduttore Domenico Gareri, sui devastanti effetti della solitudine e del rifiuto dei giovani alla vita sociale, sindrome definita con il termine giapponese hikikomori, si sono succeduti gli interventi di Padre Piero Puglisi Presidente della fondazione Citta Solidale, del dott. Michele Rossi Direttore del DSMD di Catanzaro, del prof. Amerigo Giudice della Scuola di medicina UMG di Catanzaro, di Romolo Luca Catricalà Vicepresidente della Consulta studentesca provinciale di Catanzaro.

Tutti concordi con l’autore che l’esclusione dell’altro dal vivere sociale, sia essa autodeterminata come nel caso degli hikikomori, sia essa determinata dallo stigma contro le persone affette da disturbi mentali, è l’effetto della perdita del senso di umanità e spiritualità che deve condurre le azioni dell’uomo.

Le ricette: “Amatevi gli uni gli altri” secondo padre Piero Puglisi, “Ama il prossimo Tuo come Te stesso” secondo l’Autore Michele Caccamo, “Ricercare di nuovo il senso della vita e dei rapporti smarriti dalla velocità del tempo che viviamo” secondo il prof. Amerigo Giudice”, “Recuperare il ruolo di ogni essere umano senza pregiudizi con il difficile impegno di non giudicare” secondo il dott. Michele Rossi e “Credere nella forza rigenerativa dei giovani per sconfiggere il male del rifiuto alla vita” come ha detto Romolo Luca Catricalà.

I lavori sono stati conclusi dall’avv. Rita Ciciarello, Presidente del CASM, L’Italia è uno dei Paesi europei più colpiti da questo fenomeno. Questa sindrome non è diagnosticata o riconosciuta e rimane un fenomeno sommerso, per questo non ci sono dati statistici ufficiali: si stimano almeno 140mila casi di hikikomori italiani.

Da una indagine condotta dal CNR emerge che gli Hikikomori in Italia sarebbero l’1,7% del totale degli studenti italiani e un altro 2,6%, che corrisponde a circa 67mila giovani, potrebbe diventarlo o è fortemente a rischio.

Da uno ricerca, eseguita nella provincia di Catanzaro da Donatella Marazziti, docente di psichiatria all’Università degli studi di Pisa, e dal giornalista Mario Campanella, è emerso che il 35,5 per cento degli studenti catanzaresi presenta dipendenza da internet, mentre il 4% ha una sospetta Hikikomori.

I dati sono allarmanti e necessita intervenire subito, soprattutto per la fascia di età dei giovani studenti nel passaggio dalla scuola media alle superiori.

Determinanti, secondo gli studi condotti, sono il calo delle nascite con il conseguente aumento dei figli unici, di norma sottoposti a pressioni maggiori, la crisi economica, che rende più lontano l’ingresso (reale) nel mondo del lavoro e l’esplosione della cultura dell’immagine, esasperata dalla diffusione capillare dei social network.

Le pressioni sociali sempre più forti, la necessità di arrivare sempre primi, di farcela durante la crisi, sono i fattori che un hikikomori decide di non voler affrontare più, gettandosi in una spirale discendente fatta di menzogne e stratagemmi per stare a casa, creandosi alias e vite parallele online, finché quest’ultime non siano percepite come la vita vera.

Questo disturbo può essere progressivo e avere come motivo scatenante: un litigio coi genitori, un brutto voto a scuola, un licenziamento, episodi di bullismo o di violenza, tutto ciò, può portare alla segregazione volontaria, all’allontanamento da quelli che sono avvertiti come pericoli provenienti dall’esterno.

Un avvenimento innocuo agli occhi delle altre persone, ma che contestualizzato all’interno di un quadro psicologico fragile e vulnerabile, assume un’importanza estremamente rilevante è la prima fase dell’hikikomori: il ragazzo comincia a saltare giorni di scuola utilizzando scuse di qualsiasi genere, abbandona tutte le attività sportive, inverte il ritmo sonno- veglia e si dedica a monotoni appuntamenti solitari come il consumo sregolato di serie TV e videogames.

L’ambiente scolastico è un luogo vissuto con particolare sofferenza dagli hikikomori, non a caso l’isolamento forzato avviene proprio durante gli anni delle medie e delle superiori. È in questo periodo che di solito si verifica il cosiddetto “fattore precipitante”, ovvero l’evento chiave che dà il via al graduale allontanamento da amici e familiari.

È fondamentale intervenire proprio in questo primo stadio del disturbo, quando si manifestano i primi campanelli di allarme. In questa fase i genitori e gli insegnanti rivestono un ruolo cruciale in chiave prevenzione: indagare a fondo sulle motivazioni intime del disagio e, nel caso, cercare in breve tempo il supporto di un professionista esterno o di un gruppo di mutuoaiuto tra giovani alla pari può evitare il passaggio ad una fase più critica, che richiederebbe un intervento lungo potenzialmente anche anni.

La Presidente del CASM Avv. Rita Ciciarello ha concluso l’incontro con l’impegno di rinnovare l’evento nelle scuole e nell’università, accogliendo le proposte pervenute dai rappresentanti della Consulta Studentesca e dalla Scuola di Medicina dell’UMG di Catanzaro, sensibilizzare i giovani ed i genitori e i docenti sulla problematica della sindrome hikikomori diffusa, negli ultimi decenni, in modo preoccupante, anche nel nostro Paese.