Nuove pronunce da parte dei giudici del Riesame per alcuni degli indagati dell’inchiesta “Rinascita Scott”, scattata con il maxi blitz operato lo scorso 19 dicembre.
La giornata di ieri ha visto come primo protagonista l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino che è comparso davanti ad uno dei tre collegi del Tdr. Assistito dall’avvocato Anselmo Torchia, per Giamborino l’udienza è stata differita di una settimana rispetto al calendario iniziale.
Secondo l’ipotesi accusatoria sarebbe formalmente affiliato al locale di Piscopio e per gli inquirenti avrebbe avuto legami con alcuni dei più importanti esponenti della ‘ndrangheta vibonese per garantirsi voti ed appoggi necessari alla sua ascesa politica, divenendo, di fatto, uno stabile collegamento dell’associazione con la politica calabrese, funzionale alla concessione illecita di appalti pubblici e di posti di lavoro per affiliati o soggetti comunque contigui alla consorteria.
Secondo protagonista è il 43enne Francesco Cannatà, accusato di associazione mafiosa. Nei suoi confronti i giudici del Riesame hanno disposto la modifica della misura cautelare: dal carcere ai domiciliari. E ai domiciliari va anche l’imprenditore di Sant’Onofrio Saverio Curello, 35 anni (difeso dall’avvocato Giovanni Marafioti).
È tornato alla completa libertà, invece, Nicola Barba, 68 anni, ritenuto esponente di spicco del clan Lo Bianco-Barba. Il gip gli aveva già concesso, al termine dell’interrogatorio di garanzia, i domiciliari. Il suo avvocato Diego Brancia aveva presentato istanza al Tribunale della Libertà che ha annullato la misura cautelare.
Lascia il carcere e torna liberà pure Antonino Barbieri, alias “Carnera”, 61 anni di Cessaniti, difeso dall’avvocato Giuseppe Bagnato. Si tratta del cognato del presunto boss di Zungri Giuseppe Accorinti, detto “Peppone”. Annullato il capo d’accusa contestato dagli inquirenti: associazione mafiosa.
Analogo provvedimento è stato adottato nei confronti di Maurizio Pantaleo Garisto, 38 anni di Zungri; Saverio Sacchinelli, 48 anni di Pizzoni; e per Domenico Febbraro, 27 anni di Sant’Onofrio (difeso dall’avvocato Francesco Muzzopappa).
Tutti e tre lasciano il carcere e tornano in libertà. Revocati invece i domiciliari a Giuseppe Calabretta, originario di Davoli ma residente a Pineto, in provincia di Teramo. Obbligo di dimora per Rosa Serratore di Sant’Onofrio (moglie di Nicola Bonavota, ritenuto uno dei vertici dell’omonima “famiglia” di ‘ndrangheta). Ad oggi sono dunque 100 le misure cautelari riviste dal Tribunale del Riesame.