Al termine di un complesso iter giudiziario la famiglia Saraco ha riacquistato la proprietà di tutti i beni precedentemente sottoposti ad un duplice sequestro in sede di misure di prevenzione ed in sede penale. Il sequestro originario era scaturito nell’ambito del procedimento “Itaca-Freeboat”.
La vicenda dei beni di Saraco è stata oggetto di particolare attenzione perché – nell’ambito di procedimenti diversi – si è intrecciata con quelle che hanno avuto protagonisti due magistrati di Catanzaro. Si tratta del presidente della sezione della Corte di Appello che aveva revocato il sequestro e del presidente del Tribunale Misure di prevenzione che, pur confiscando i beni, aveva depositato fuori termine il decreto di confisca così producendo la revoca del sequestro.
La famiglia Saraco aveva chiesto una perizia che accertasse la fondatezza delle loro ragioni ma non è stata mai disposta. Successivamente diverse decisioni della Corte di Cassazione, chiamata a decidere sui ricorsi delle difese e del Procuratore Generale, hanno portato a rivedere il giudizio di sperequazione in un primo tempo formulato, così pervenendo alla restituzione di tutti i beni alla famiglia Saraco, avendo, nel frattempo, una perizia, disposta dalla Corte di Appello, accertato la legittimità di tutte le possidenze immobiliari ed economiche.
Anche l’ordinanza di restituzione parziale dei beni (limitatamente ai familiari di Antonio Saraco), che fu poi accertato essere il frutto di una corruzione, fu poi ritenuta legittima dalla Corte di Cassazione.
Mentre, sempre la Corte di Cassazione, pur confermando la condanna di Antonio Saraco, aveva annullato la sentenza nella parte in cui aveva confermato la confisca dei beni.
Nel corso dei vari gradi di giudizio, Antonio Saraco è stato difeso dall’avvocato Francesco Gambardella, mentre i familiari del Saraco sono stati difesi dagli avvocati Giuseppe della Monica, Giusy Caliò, Sergio Scicchitano e Raffaella Talotta.