Inchiesta “Faida dei boschi”, confermati due ergastoli e oltre un secolo di carcere


Due ergastoli, oltre un secolo di carcere e tre assoluzioni. Si è chiuso con questo verdetto il troncone ordinario del processo d’appello scaturito dall’inchiesta “Faida dei boschi” che si è celebrato a Reggio Calabria.

I giudici della Corte d’Assise d’Appello hanno confermato l’ergastolo per Vincenzo Gallace di Guardavalle e per Cosimo Giuseppe Leuzzi di Stignano, entrambi accusati di essere, a vario titolo, i mandanti dell’omicidio di Damiano Vallelunga, ritenuto il boss dei cosiddetti “viperari” di Serra San Bruno, ucciso il 27 settembre del 2009 davanti al Santuario di Riace proprio nel giorno della festa dei Santi Cosimo e Damiano.

. Le altre condanne riguardano Salvatore Papaleo che dovrà scontare 18 anni e 9 mesi di reclusione; Cosimo Spatari, 19 anni; Agostino Vallelonga, 18 anni e 9 mesi; Roberto Umbaca, 17 anni; Antonino Belnome (collaboratore di giustizia) 12 anni; Andrea Sotira, 21 anni e 6 mesi. Assolti Antonio Leuzzi, Luca Spatari e Bruno Vallelonga.

 Gli imputati erano accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, omicidio, detenzione di armi da fuoco, intestazione fittizia di beni. L’inchiesta scattò nell’estate del 2012 quando un blitz dei carabinieri portò in carcere sedici persone, ritenute vicine alle cosche Ruga, Leuzzi e Vallelonga operanti a cavallo tra i comuni di Monasterace, Stilo e Riace. Ad accusarli anche due pentiti: Antonio Belnome e Michael Panaija.


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