La Procura della Repubblica di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio delle 12 persone coinvolte nell’inchiesta sui presunti illeciti nella gestione della Fondazione Calabria Etica, ente in house della Regione Calabria ora in liquidazione. La richiesta, firmata dal procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e dal pm Graziella Viscomi, riguarda l’ex presidente della Fondazione Pasquale Ruberto; l’ex direttore generale del dipartimento Lavoro della Regione, Vincenzo Caserta; i componenti delle commissioni esaminatrici dei progetti, Tadiana Gabriele, Sonia Libico, Ulisse Mancari, Michele Parise, Patrizia Nicolazzo e Maria Francesca Cosco, e del collegio dei Revisori dei conti, Antonello Catanese, Domenico Pisano e Maurizio Scerra, e Caterina Ferrante, consulente dell’ente e socia di Ruberto in un’azienda privata.
Tutti gli indagati sono accusati di abuso d’ufficio in concorso. Al centro dell’inchiesta l’assunzione di 251 collaboratori per quattro progetti “tutti – secondo il capo d’imputazione – dal contenuto fumoso, privi di concretezza e di riferimenti alle modalità di attuazione, nonché carenti di accordi con le autorità collegate cui i lavoratori erano destinati”.
Assunzioni che per la Procura avrebbero avuto fini “clientelari” perché avvenute in concomitanza con le elezioni regionali del 2014 e quelle comunali a Lamezia del 2015. Per queste ultime, Ruberto, tra l’altro, era candidato a sindaco. L’ex presidente Ruberto deve rispondere anche di peculato per aver distratto parte dei fondi del “credito sociale”, utilizzandoli per il pagamento degli stipendi dei collaboratori, “assunti illecitamente – secondo l’accusa contestata dalla Procura di Catanzaro – e funzionali esclusivamente ai propri interessi personali di natura clientelare”. In questo modo Ruberto avrebbe arrecato un danno alla Regione Calabria di oltre due milioni e 219 mila euro.