Potrà essere visitata fino al prossimo 20 novembre al Museo delle Arti di Catanzaro la mostra di Enzo Esposito, che la Fondazione Rocco Guglielmo organizza in collaborazione con l’Amministrazione Provinciale di Catanzaro e con il supporto dell’editore Giampaolo Prearo e di ArtCom. L’esposizione – che si concentra su un nucleo di opere di grande formato che rappresentano al meglio la continuità di un rapporto con la pittura avviato dall’artista tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta – è stata inaugurata ieri sera dopo la conferenza stampa che si è tenuta nella sala panoramica del museo, alla presenza dell’artista, oltre che del curatore Francesco Tedeschi e dell’editore Giampaolo Crearo. A fare gli onori di casa, il direttore artistico del Museo, Rocco Guglielmo. Presente anche l’assessore alla Cultura del Comune di Catanzaro, Ivan Cardamone.
Quella di Esposito, come ha sottolineato il direttore artistico, Rocco Guglielmo, è “la prima mostra che inauguriamo dopo il lockdown, nel rispetto delle misure anti covid, e quindi inevitabilmente con qualche disagio. Ma siamo qui, e siamo orgogliosi di ospitare l’arte di Enzo Esposito che espone in Calabria per la prima volta”. Guglielmo ha voluto ringraziare anche l’editore Giampaolo Crearo, che al Marca comunque è di casa, che per l’occasione più che un catalogo ha realizzato un vero e proprio libro, “una guida completa all’arte dell’Esposito, attraversa tutta la sua attività, e vengono documentati anche i primi periodi. Questo percorso di grandissima sperimentazione che ha visto il maestro partire dall’uso della fotografia e da altre espressioni artistiche, fino ad arrivare a questa riaffermazione della pittura in senso ampio, è un percorso coerente, e giustifica tutte le sperimentazioni e tutti i passaggi”. Singolare anche il titolo della mostra: “Corpo a corpo”, “un riappropriarsi della pittura che a sua volta si riprende gli spazi attraverso la sapiente gestualità del maestro – afferma ancora Guglielmo – e attraverso il colore che uscendo dalle opere, quegli spazi li invade e diventa un corpo a corpo con il visitatore”.
L’assessore Ivan Cardamone ha invece ringraziato il direttore artistico del Museo Marca per “l’ennesima opportunità che viene data alla nostra città”, dicendosi fermamente convinto che “l’arte e la cultura sono un volano economico e sociale per il nostro centro storico che nel corso degli anni è diventato attrattivo, e potrà esserlo ancora di più pensando ad un percorso pedonale che valorizzi i sette musei esistenti”.
L’editore Giampaolo Crearo ha ricordato l’antico rapporto con Catanzaro, che risale alla prima monografia curata per uno sconosciuto Mimmo Rotella a metà degli anni Settanta, e l’amicizia nata con Rocco Guglielmo proprio in occasione del rapporto con la Fondazione Rotella. “Ho spinto per avere questo spazio con Esposito perché è un artista che è stato dimenticato dall’editoria – ha detto Crearo – quando ho fatto il libro sulla Transavanguardia, ma Enzo Esposito aveva tutto il diritto di partecipare a quel movimento culturale. Questo, quindi, non è un catalogo ma una grande monografia che raccoglie tutta l’opera di Esposito. Stasera sono venuto per voi”.
Ad illustrare nel dettaglio la mostra e il percorso artistico di Esposito, il curatore Francesco Tedeschi. Dopo esperienze di natura concettuale, nella prima parte degli anni Settanta, l’artista campano (nato a Benevento nel 1946), nel clima di “ritorno alla pittura” in cui va definendosi il gruppo della Transavanguardia e si costituiscono situazioni come quella dei “Nuovi Nuovi”, che lo vede coinvolto, elabora interventi disegnativo-pittorici di natura ambientale, con sviluppi a parete, come quello realizzato per l’importante mostra Pittura-ambiente, curata da Renato Barilli e Francesca Alinovi, in Palazzo Reale a Milano nel 1979. Recupera in quel periodo attenzione per le origini dell’astrattismo, misurandosi con le esperienze dell’espressionismo kandinskyano, in opere di grande formato, come i due grandi lavori del 1980 che concludono il percorso espositivo. Da allora la sua pittura è andata svolgendosi con una forte sensibilità plastica, che si definisce in un modo di costruire con segni e colore che travalica il concetto di quadro, per impossessarsi dello spazio, fino alle recenti realizzazioni che prefigurano una pittura “tridimensionale”, come nel grande lavoro Senza titolo del 2015, composto da diversi elementi di natura “architettonica”, posto al centro di uno degli ambienti espositivi, o il grande Senza titolo ovale del 2006, che modifica la percezione dello spazio-colore. “Alternando momenti di più attenta indagine sulla superficie come luogo di una personale lotta con le sue qualità immediate – spiega ancora Tedeschi -, in cui la pittura diventa azione diretta, a momenti di più approfondita meditazione sul senso della profondità e dell’ombra, la sua pittura viene qui presentata nel suo carattere espansivo, emotivo e coinvolgente, esito di un “corpo a corpo” in cui l’artista afferma la sua visione di un modo di costruire attraverso la gestualità. Il percorso della mostra, per questo, vuole restituire il senso proprio dell’opera dell’autore, più che seguire una evoluzione in senso cronologico del suo lavoro pittorico, permettendo un confronto con il suo modo di essere e di operare”.
“Non bisogna mai prendere troppo sul serio quel che dicono gli artisti”, scherza il maestro Enzo Esposito prima di invitare gli spettatori a visitare la mostra perché “le opere bisogna viverle”, proprio sottolineando l’importanza del rapporto emozionale esaltato dal colore. Un rapporto recuperato proprio negli ultimi anni, dove “c’è il recupero della pittura che ingloba lo spazio, che ci costringe a girarci intorno. La pittura ha avuto sempre un punto di vista”.