Prosegue il ciclo di mostre al Museo delle Arti di Catanzaro, che testimoniano l’attenzione al genius loci e ai giovani talenti, un progetto promosso e fortemente voluto dalla Fondazione Rocco Guglielmo
Con Instabile Concreto, personale di Fabio Nicotera, a cura di Gabriele Simongini e Simona Caramia, prosegue il ciclo di mostre al Museo delle Arti di Catanzaro, che testimoniano l’attenzione al genius loci e ai giovani talenti, un progetto promosso e fortemente voluto dalla Fondazione Rocco Guglielmo in collaborazione con l’Amministrazione Provinciale di Catanzaro.
Classe 1975, Nicotera ha compiuto studi artistici, opera nel campo della sperimentazione visiva, collaborando con musei, gallerie e fondazioni d’arte. Il taglio del nastro della personale che potrà essere visitata fino al 20 giugno, è stato preceduto da una introduzione affidata al direttore artistico del Museo MARCA Rocco Guglielmo e a Simona Caramia; nel salutare i presenti l’artista, invece, ha preferito passare subito la parola, anzi sensazioni ed emozioni, alle proprie opere. Si tratta di una selezione dei più importanti lavori di Nicotera, grazie alla quale il visitatore può scorgere con immediatezza le sue capacità creative, la sua sicurezza nell’utilizzo degli strumenti e la sua naturale, quanto ostinata, volontà di sviluppare un percorso artistico, pittorico e scultoreo estremamente personale. La sua continua ricerca, da sempre dedicata alla riflessione sugli elementi della natura, è dimostrata dalla scelta ragionata del colore, dal modo con cui tratta e prepara le superfici, dal completo e assoluto manifestarsi della forma.
“Con la mostra di Fabio Nicotera continua il percorso di valorizzazione dei talenti che hanno un rapporto con la città di Catanzaro e con la Calabria, in pochi anni siamo al 12esimo appuntamento – ha esordito il direttore artistico, Rocco Guglielmo -. Tra pochi giorni, giovedì 16 maggio, inaugureremo una mostra dedicata alle opere di grandi dimensioni di Emilio Scanavino, quindi continuerà questo confronto tra artisti storicizzati e artisti che mi auguro lo diventeranno. La mostra di Nicotera è molto elegante, essenziale, ricercata come sono le sue opere. Opere nuove, dove l’artista privilegia particolarmente il colore, e di grande ricercatezza. L’uso di colore, resine, colle, vetro, fa di Fabio oltre che un raffinato pittore, uno scultore e anche un ricercatore. E’ questo quello che dovrebbe caratterizzare gli artisti: non fermarsi mai, essere sempre in evoluzione. Quando un artista finisce di dire qualcosa non è più contemporaneo perché il suo linguaggio non parla di contemporaneità”.
“La natura è l’elemento primo della ricerca di Fabio Nicotera – spiega Simona Caramia, docente dell’Accademia di Belle Arti, che collabora da tempo in maniera proficua e importante con il MARCA -. Fonte di conoscenza, di comprensione di ogni origine, essa introduce due concetti chiave nella sperimentazione dell’artista: casualità e ‘accaditività’, princìpi che sottendono alla condizione esistenziale di opera e autore, al loro processo di evoluzione e trasformazione. Nei suoi lavori Nicotera esibisce una visione pittorica, che pur derivando dalla riflessione sull’ambiente naturale, ne esclude la rappresentazione, in favore di forme sublimate, di immagini interiori che si fanno corpo: campiture di colore piatto, dal tono deciso e intenso, fanno emergere la materia. Vetro, colore e colla sono le tre costanti del suo lavoro: il primo preserva e contiene, invitando alla riflessione, il secondo è il chiaro rimando alla natura; infine le colle sono ciò che rende possibile il processo organico, dunque la vita”.
“L’artista catanzarese è da sempre dedito alla ricerca pittorica, attraverso la contemplazione della natura, che con le sue forme e i suoi colori, è elemento di conoscenza, di comprensione di principi originari, dunque la fonte di ispirazione del suo lavoro – scrive invece l’altro curatore nel prezioso catalogo della mostra, Gabriele Simongini -. Dalle sue sperimentazioni pittoriche emergono forme fragili, colle disegnate, che nell’asciugarsi rivelano giochi di trasparenza, complici i grandi vetri cristallizzati nei quadri. Transitano sospesi sulle superfici, al loro interno si intravedono muffe, quali soluzioni inattese. Vetro, colore e colla sono i tre elementi costanti nella sua ricerca. Il primo preserva e contiene, invitando alla “riflessione”; il secondo è il chiaro rimando alla natura; infine le colle sono il processo organico, che fugge. La fragilità di queste forme mutevoli si ritrova anche nelle opere plastiche, esposte per la prima volta in forma integrale al MARCA: all’apparenza forti ed aggressive, sono opere duttili, realizzate in argilla modellata, trattate con chiodi in ferro, ricoperte da colate lattiginose di colla vinilica, in cui il processo di reazione tra i materiali diversi genera colori inattesi. È una ricerca che si sostanzia di opere precarie, dall’equilibrio instabile, come le presunte certezze che si sgretolano, nel farsi dell’esistenza”.