In memoria di Enzo Spasari eroe familiare ed etico ucciso dal Covid-19


Caro Tito, questa piccola foto di Enzo Spasari (un particolare sgranato di una immagine del 21 settembre 1971 l’unica che ho di lui) potrebbe già raccontare l’essenza di questa mia lettera dedicata a questo amico di infanzia e di giovinezza che il Covid-19 ci ha portato via ieri mattina, venerdì 27 novembre 2020, all’ospedale di Catanzaro. Infatti, ha faticato davvero tanto a trovare una foto di Enzo chi come Pasqualino Rudi (lodevole memoria sociale di Badolato, specialmente fotografica) ne andava cercando una da mettere su “facebook” per ricordarlo. Questo per dire come e quanta sia stata estrema la riservatezza o la solitudine di questo amico che in gioventù è stato artista nel gioco del calcio e della musica, ma anche nella socialità. Infatti, la costernazione è generale a Badolato e dintorni come tra i badolatesi disseminati in ogni angolo del mondo.

1 – UNA FAMIGLIA SFORTUNATA

Nato nel 1951 in una famiglia molto problematica (suo malgrado), Enzo sembrava avere un futuro brillante. Aveva tutto: bellezza e prestanza fisica, intelligenza, abilità di riuscire in ogni campo si impegnasse. Eppure, possiamo dire che è stato ucciso dalla solitudine, prima ancora che dal Covid.

Non avrei mai voluto ricordare Enzo così. Ma una qualche memoria deve pur esserci di lui, che tanto ha sofferto, non certo (o non solo) per colpa sua. A monte di tutto questo doloroso epilogo ci sono le tremende difficoltà sociali del dopoguerra che hanno colpito gran parte del popolo di Badolato. Difficoltà aggravate dal terremoto del 1947 e dalle due devastanti alluvioni del 1951-53, quando la famiglia di Enzo si trovò senza casa, senza lavoro o conforto e dovette riparare in uno degli alloggi popolari costruiti dal governo per i terremotati del 1947 in Badolato Marina, sulla via Nazionale Jonica 106, nei pressi della stazione ferroviaria.

2-badolatoI genitori, Giovanni e Nicolina Caporale, hanno lottato molto per sostenere dignitosamente i cinque figli: Pietro, Franco, Domenico, Luisa, Enzo. Tutti hanno conseguito un diploma scolastico ed Enzo pure la laurea in Scienze Politiche a Roma. Finché negli anni sessanta non si aprirono le frontiere per la Svizzera, il pur volenteroso papà Giovanni ha dovuto penare molto nel lavoro intermittente, occasionale e mai sufficiente per 7 persone. E ciò ha costretto la famiglia, come tante altre famiglie meridionali, a tutta una serie di problematiche che poi hanno inevitabilmente inciso pesantemente nel futuro dei figli.

Pietrino, il primogenito, sensibilissimo e fascinoso ragazzo, è riuscito ad ottenere per troppa bravura un posto di responsabilità come geometra nell’ANAS (Azienda Nazionale Autonoma delle Strade), riuscendo a farsi pure una bella famiglia. Ma qualche tarlo lo ha indotto al suicidio che era ancora giovane. Franco, il più forte e tenace, accompagnò il padre nell’emigrazione in Svizzera e trovò in Vanda, bravissima maestra d’asilo, un perfetto abbinamento coniugale e familiare, ma ha dovuto cedere anzitempo ad una inesorabile malattia. Domenico, pure lui geometra e poi docente nelle scuole, ha trovato nella moglie Maria, insegnante, una preziosa alleata nel fare una bella famiglia ed anche nell’essere utile agli altri gestendo in Catanzaro Lido un’amorosa ed accogliente struttura per anziani.

L’unica donna di famiglia, Luisa, dopo aver conseguito il diploma magistrale a Soverato, ha scelto di farsi suora salesiana, ma è stata carpìta da lunga sofferenza e poi da prematura morte. Così, Enzo ha dovuto provvedere quasi da solo all’assistenza della madre giunta non più autosufficiente ma quasi centenaria al traguardo dei suoi lunghi ma troppo travagliati giorni.

2 – CHI ERA ENZO SPASARI

Coetanei ed abitanti della stessa Badolato Marina, frequentatori della medesima scuola e della stessa parrocchia, io ed Enzo, assieme ad altri fidati amici (poi diventati nel 1967 il complesso musicale “Euro 4” e nel 1968 definitivamente “The Euro Universal”), siamo cresciuti insieme, in pratica, fino ai 25 anni, quando ognuno di noi ha preso strade e destini diversi e tali da incontrarsi assai raramente.

Da adolescente è stato protagonista nel gioco del calcio, dove si distingueva nei ruoli d’attacco della prima squadra ufficiale del Badolato. Così bravo che era conteso da vari club calcistici della fascia jonica catanzarese e reggina. La musica è stata un’altra grande passione. Nel nostro complesso musicale suonava la chitarra basso, componeva canzoni ed aveva una voce assai calda e poderosa che faceva impazzire le ragazzine, tra le quali ha sempre trovato delle assidue corteggiatrici, essendo Enzo pure un ragazzo di bella ed atletica presenza, dotato anche di grande simpatia e seducente fascino.

4-euro-universalInsomma aveva tutte le caratteristiche per avere un futuro di successo. Durante la frequenza all’Università degli Studi di Roma (oggi “la Sapienza” o Roma 1) siamo stati, per qualche tempo, dirimpettai nello stesso pianerottolo in un condominio del quartiere studentesco di San Lorenzo e si faceva quasi vita in comune, come possono farlo gli universitari poveri come noi. Laureatosi in Scienze Politiche, è stato assunto dal Comune di Catanzaro, dove ha avuto ruolo di dirigente amministrativo. Un giovane di belle speranze, si darebbe detto. Ma, il tarlo del malessere e della solitudine lo ha devastato (o si è lasciato devastare).

3 – LA FATALE ISOLAMENTO

Non sappiamo di preciso cosa veramente abbia potuto indurre un uomo brillante come Enzo all’isolamento e alla solitudine, risultati poi fatali. Di certo, i fatti hanno dimostrato che in gioventù ha avuto tanti amici e in quanto a ragazze aveva davvero l’imbarazzo della scelta. Ed ha avuto pure la possibilità di sistemazioni coniugali felici, ricche e persino sfarzose. Eppure, si è ritrovato a vivere sempre da solo. Con periodi seri di depressione e di autoisolamento, estraniandosi persino da noi suoi più cari amici, che lo abbiamo sempre cercato per mantenere i rapporti originari della giovinezza, ma invano.

Personalmente, ho avuto l’ultimo contatto con Enzo, pochi anni fa quando stavo lavorando all’opuscolo “IL FUTURO E’ POP-ISLAM” sulla nostra attività musicale, anche se lui aveva abbandonato la nostra band degli Euro Universal nel 1972, proprio quando ci stavamo preparando per il primo provino alla RCA, sostituito da Mario Gallelli (Colonna) alla chitarra basso, mentre il posto di Nazzareno Audino (andato via pure allora per motivi matrimoniali) era stato preso da Andrea Naimo.

5-gruppo-amiciFinché è rimasto in attività con il suo lavoro ha dimostrato, bene o male, di reggere tale troppo forte solitudine, tanto da essere diventata vero e proprio isolamento. Ma, come spesso capita a molti, dopo essere andato in pensione, la sua solitudine lo ha portato all’autodistruzione. Geloso della sua indipendenza, non si è mai fatto aiutare concretamente da nessuno, rifiutando il dialogo pure con noi suoi amici storici che cercavamo di farlo reagire. Domenico, l’unico fratello superstite, ha cercato in vari modi di essergli vicino ed utile, ma Enzo è stato sempre resistente ad ogni invito o soluzione. Finché non è stato troppo tardi fino a quando (forse a causa principalmente della psiche e del fisico entrambi irrimediabilmente debilitati) è stato preda facile per il Covid-19.

4 – LA FIGURA DELLA MADRE

Caro Tito, questo momento di dovuto ricordo che segue la scomparsa di questo caro amico non permette (pure per la troppa emotività ed il dolore amicale ed anche generazionale) di capire e descrivere i veri motivi che hanno portato un così brillante uomo ad una lenta ma inesorabile autodistruzione. Per quanto noi amici lo abbiamo potuto conoscere, possiamo ritenere che tutta una serie di fattori abbiano contribuito, in un modo o nell’altro, a distruggere questa valentissima persona.

Per quanto mi riguarda, ho sempre pensato che la figura della madre sia stata prima causa (diretta o indiretta) dell’annientamento di Enzo, in una catena di sofferenza che, fondamentalmente, non ha risparmiato alcun componente la famiglia. Lo posso dire perché sono stato, in gioventù, amico e confidente non soltanto di Enzo ma anche di Franco, il secondogenito di questa sfortunata ma bravissima famiglia.

Avendo sofferto molto e specialmente dopo aver perso assai prematuramente il marito Giovanni, morto in Svizzera da emigrato, e dopo la tragedia dell’orribile suicidio del primogenito Pietro proprio in casa sua, la madre Nicolina (fragile di suo per i troppi precedenti patimenti) si è attaccata ancora di più ai figli e, in particolare, ad Enzo il quale, essendo il più giovane, era rimasto a casa con lei in attesa di completare gli studi e di trovare una normale sistemazione. L’amore etico-familiare ed il grande senso di responsabilità hanno indotto Enzo a sacrificare se stesso per poter essere vicino alla madre, che ha avuto lunga ma penosa vita conclusa sulla via del centenario.

Noi amici abbiamo ancora nella mente quando la madre (già all’imbrunire) attendeva Enzo sul muro di casa e gli intimava di ritirarsi mentre era a passeggio con noi sulla strada nazionale, ma in un orario serale ancora troppo anticipato sulla normale ragionevolezza. Evidentemente il solo avvicinarsi della sera incuteva nella povera e tanto sofferta e traumatizzata donna una paura tale da richiamare a casa il figlio. Forse basta solo questo esempio per capire in che stato umano, familiare e psicologico si trovava il nostro giovanissimo amico Enzo.

5 – EROE FAMILIARE ED ETICO

Non ho alcun dubbio o remora, caro Tito, nel dire anche qui ciò che ho sempre pensato della paradossale situazione di Enzo Spasari, il quale, per troppa sensibilità e senso del dovere e della responsabilità, è rimasto, tutto sommato, vittima del suo amore familiare, specialmente verso la madre cui non ha mai voluto far mancare la più affettuosa ed amorosa cura.

A volte la vita ci condiziona a tal punto che ogni lotta per raddrizzarla risulta vana ed inutile. Così, Enzo ha dovuto sacrificare la sua per salvare quei valori per cui ognuno di noi di una certa generazione di metà Novecento è stato, più meno, educato fin da bambino: il senso della famiglia e della solidarietà ad oltranza.

Per questi motivi e per altro che sarebbe troppo lungo qui descrivere, ritengo che Enzo Spasari sia stato un vero ed autentico EROE FAMILIARE ED ETICO. Sfortunato, potremmo dire, nella visuale comune delle cose, ma sono state troppe le concause che lo hanno portato ad agire così come ha agito. Forse immaginarci o metterci nei suoi panni (come si suole dire) potrebbe aiutare a comprendere meglio la situazione di inestricabile incastro in cui si è trovato. Questa è la realtà. Poi lascia il tempo che trova ogni altro interrogativo se poteva fare diversamente o meno per difendersi dalla solitudine e dall’autoisolamento. Tutto si è compiuto, ormai. Troppo prematuramente.

6 – ADDIO AD UN ALTRO AMICO

Sì, irrimediabilmente, tutto si è compiuto ormai per Enzo Spasari di Badolato (classe 1951). A chi l’ha conosciuto (e specialmente a noi amici d’infanzia, di giovinezza e di condivisioni) resta il dolore di un altro grande amico che se ne va, dopo quel carismatico Giuseppe Naimo andato via molto prematuramente a 64 anni per grave e irrimediabile malattia nel febbraio 2014 (https://www.costajonicaweb.it/badolato-cz-domenico-lanciano-in-morte-dellartista-giuseppe-naimo-mio-amico-dinfanzia/). Buon Paradiso anche a te, Enzo!

8-due-amici-defuntiUmanamente, ogni amico d’infanzia e di giovinezza andato via per sempre è come un metro di terra franato sotto i nostri piedi ed è come un “avviso di chiamata”. Chi sarà il prossimo?… Potrei essere io che ho la salute più malferma dello gruppo storico degli amici… E’ comunque evidente che sembra sempre più esiguo il tempo che resta a ciascuno di noi di una certa età. “Come viene ce la prendiamo” afferma serenamente un antico proverbio in uso dalle nostre parti. Importante è, tra l’altro, lasciare (se è possibile) un buon ricordo si sé. In fondo il tempo seppellisce, prima o poi, pure la memoria, persino quella costruita apposta per durare!

Enzo Spasari ha lasciato, almeno a noi amici che adesso lo ricordiamo con affetto, tanti bei ricordi e l’unico rammarico di non esserci frequentati come ai bei tempi. Fortunati gli amici o le persone che, cresciutisi insieme, riescono a finire ancora insieme i loro anni! Come accadeva prima che l’emigrazione imposta e dissennata, predatoria e distruttrice disgregasse tutto il mondo globale, specialmente il popolo e le mura dei nostri piccoli paesi. Questa è la vera terza guerra mondiale, la più micidiale (nonostante l’illusorio ed ingannevole benessere) che abbiamo dovuto subire in nome degli idoli e dei miraggi di un progresso che fondamentalmente non c’è mai stato e mai ci sarà, essendo ormai tutto compromesso per l’avidità di pochi, come dimostrano le vantate statistiche delle ricchezze e dei monopoli mondiali. Ma non c’è mai stato né mai ci sarà vero progresso perché ne sono sbagliate le premesse e le promesse etiche. Pure per questo il sacrificio etico-familiare di Enzo Spasari assume oggi maggior valore, in assoluto.

7 – SALUTISSIMI

Caro Tito, per il compianto amico Enzo Spasari vorrei insistere sull’idea dell’EROE FAMILIARE ED ETICO (figura così tanto presente quanto così ignorata e spesso vituperata nella nostra società calabrese e meridionale in genere), poiché ritengo che simili EROI FAMILIARI ED ETICI debbano essere conosciuti, riconosciuti e valorizzati nel miglior modo possibile. Non solo come doverosa memoria ma anche come giustizia sociale, dal momento che hanno retto e reggono situazioni che senza di loro avrebbero avuto un esito ancora più drammatico e forse anche tragico. Gli EROI FAMILIARI ED ETICI sono più diffusi di quanto possiamo immaginare. Sono nascosti pure perché reggono pesi a volte sproporzionati alle loro risorse.

9-letica-delleroe-2Infatti (proprio come le “cariatidi” o come lo stesso “Atlante che regge il mondo sulle spalle”) spesso GLI EROI FAMLIARI ED ETICI reggono pesi più grandi di loro e pagano a volte e paradossalmente con l’incomprensione, l’ingratitudine, l’infelicità, la solitudine o l’isolamento, persino con la denigrazione e la derisione quelle scelte morali e civili che, in una società più umana, sono degni di sperticate lodi o almeno di un riconoscimento in vita o almeno postumo.

L’esito esistenziale di Enzo Spasari dimostra che la nostra società e persino le famiglie dovrebbero “umanizzarsi” maggiormente a fronte di situazioni ed impegni che spesso non sono equamente condivisi. La viltà di taluni ricade sulla maggiore fatica degli altri, in famiglia e in società. Guarire dall’egoismo che porta alle viltà è il primo passo per una concreta umanizzazione degli individui e della collettività. Altrimenti continueremo ad assistere a ripetuti disastri. E’ vero che l’umanità non si estingue statisticamente, ma resterà comunque e sempre bacata a tal punto che la sofferenza e il sacrificio dei pochi potrebbe diventare tanto insostenibile ma minare la sicurezza di tutti.

Di Enzo Spasari questo pomeriggio si faranno i funerali, silenziosi per Covid, e riposerà nel cimitero di Badolato dove spero che più di una persona possa e voglia portare una preghiera, un lumino e un fiore per questo piccolo-grande EROE FAMILIARE ED ETICO. La sua tomba sia monumento e promemoria per una famiglia ed una società più umana e più giusta.

Grazie, caro Tito, per questa altra tua disponibilità dimostrata così generosamente. La considero come un tuo omaggio al compianto amico Enzo. Allora, alla prossima “Lettera n. 311” e tanta cordialità augurale di buona Wita!

Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)