«Le aree colpite dal terremoto non solo si trovano a dover fronteggiare questi eventi straordinari, ma sono territori già provati dalle difficoltà quotidiane, impoverite dallo spopolamento, spesso assecondato da politiche miopi che confinano le aree montane alla marginalità. E invece sono aree ricche di storie, culture, biodiversità e tradizioni, abitate da popolazioni piene di risorse che meritano più cura.”
Questo è il pensiero di Nino Pascale il nostro presidente Slow Food Italia che dopo l’espressione di solidarietà alle persone colpite rinnova “ il nostro impegno a rafforzare il significato di permanenza nelle are montane, un impegno che abbiamo preso tre anni fa quando abbiamo dato vita agli Stati Generali delle Comunità dell’Appennino proprio per dare supporto, idee e progettualità. Tutti i nostri sforzi saranno concentrati per far si che chi nasce in queste aree, possa scegliere di rimanere e vivere nelle migliori condizioni possibili. In queste ore lavoreremo con tutta la nostra rete associativa, con discrezione ma con determinazione, per far in modo di favorire – per quanto ci compete – la ripresa delle attività e della quotidianità in questi luoghi.»
Con questi sentimenti seguiamo l’evolversi della situazione, esprimendo la nostra vicinanza alle popolazioni colpite e cercando di essere utili con le riflessioni e le proposte perché non è pensabile che non si tenga conto della necessità di mantenere in loco le popolazioni dei territori appenninici, ma in condizioni di sicurezza e di benessere. La mappa del rischio sismico che attraversa tutta l’Italia e che caratterizza in modo particolare quasi tutto l’arco Appenninico, non è un dato segreto. E’ nota e bisogna prendere i dovuti provvedimenti perché la prevenzione, le buone regole di ristrutturazione nei centri storici siano all’altezza della situazione. Il caso di Norcia, vicino all’epicentro, ci insegna che si possono evitare le stragi. Certo ci vuole una coscienza condivisa tra le popolazioni, le amministrazioni locali ed i tecnici ( ingegneri, architetti, geologi, geometri, imprese di costruzione) . Tutti soggetti chiamati in prima linea con il loro ruolo. Ma ci vuole ora un impegno politico da parte del governo per rimodulare tutto il comparto degli interventi strategici e quella dell’Appennino è una questione nazionale, non deve passare nel dimenticatoio dopo queste ore di commozione.
Gli Appennini sono stati per secoli la dorsale dell’economia italiana, che si basava sulle attività agrosilvopastorali; è una storia che oggi può ancora essere raccontata dai prodotti tipici e dal paesaggio stesso, ma soprattutto può essere vissuta a pieno se la popolazione continua ad abitare questi luoghi.
Assieme a diversi attori coinvolti (agricoltori, allevatori, artigiani, rappresentanti di consorzi, di associazioni culturali e, soprattutto, giovani) si vuole invertire la tendenza attraverso la condivisione di modelli di sviluppo realizzati “dal basso” e replicabili. Questa l’idea del nuovo impegno di slow food per l’Appennino.
In Calabria stavamo organizzando un momento di condivisione sui temi dell’Appennino e sulla custodia del Creato in preparazione di terra Madre che si terrà a Torino dal 22 al 26 settembre.
Nonostante questa tragica realtà del terremoto manteniamo questo momento di incontro che condividiamo con il santuario della Madonna delle Grazie di Torre Ruggiero e con il comitato Sblocchiamo la Trasversale in una giornata dedicata alla conoscenza dei nostri patrimoni e dei prodotti della terra , alla riflessione sui temi dell’enciclica “Laudato si”, al ruolo delle comunicazioni. Faremo di tutto per accendere i riflettori sulle nostre montagne, attraverso i nostri produttori ed artigiani dando loro voce per l’elaborazione di un documento unitario ed unendoci nella preghiera per le popolazioni colpite dal terremoto.
L’appuntamento è a Torre Ruggiero, sagrato del santuario della Madonna delle Grazie, giovedì 1 settembre dalle 15 alle 21 per un pomeriggio dedicato alla custodia del creato ed al ruolo strategico dell’Appennino.
Marisa Gigliotti (referente Slow Food Calabria del progetto “Stati generali delle comunità dell’ Appennino”.)