Il teatro comunale di Soverato è come il borsellino di Catullo, “plenus aranearum”, zeppo di ragnatele: se in questi mesi vi è stato dato qualche lavoro, fu per iniziativa privata. Eppure avevamo letto, già sono mesi, e conserviamo copia, che si era in attesa di cospicui fondi regionali; si è fatto anche il nome di chi potesse andare a prenderli e portarli qua; e che, grazie a questo oceano di denaro, Soverato avrebbe assistito a spettacoli di altissimo livello. Ma siamo ormai al 31 gennaio 2016, festa del Compatrono, e di una stagione teatrale non abbiamo il benché minimo sentore; né la ricerca di così tanti soldi ottenne alcun successo, e non leggiamo o sentiamo spiegazioni.
E qui dobbiamo citare il Verga, che, in “Mastro don Gesualdo”, immagina e narra la famiglia Trau, nobilissima però ridotta alla fame; letteralmente, giacché mangiano solo se i parenti mandano loro un poco di minestra già cucinata: non hanno manco il fuoco. Il vecchio Trau però è contento e felice perché ha in atto una causa ereditaria contro il governo spagnolo, il cui esito positivo, sogna lui, porterà immense ricchezze nelle esauste, anzi vuote casse del suo cadente palazzo. Siamo negli anni 1860, nella finzione verghiana, e il governo spagnolo era cessato in Sicilia nel 1708: ma il vecchio Trau è sicuro di vincere la lite, e che da Madrid arriveranno galeoni carichi di pesetas…
Ecco, una specie di quando uno si aspetta qualcosa dalla Regione Calabria. Usciranno, si dice, usciranno dei bandi; ma, si sussurra, a febbraio; che poi, in Calabria, significa marzo, aprile… Poi bisogna leggere i bandi, studiarli, compilarli, documentarli, spedirli… e figuratevi, i passacarte di Germaneto… Insomma, se arriverà qualche lira (e sottolineo se!), sarà nel 2017. Per il 2016, le suddette catulliane ragnatele.
Come i Trau? No, il paragone non calza, ed è ingiusto per gli aristocratici verghiani. I nobilissimi ma spedalati non rifiutavano il cibo gratis, quando gliela portavano. Invece, a proposito di teatro (sto parlando solo di teatro, in questa sede), Soverato si permette di tali lussi, rifiutare i regali. Erano più furbi i Trau.
Ulderico Nisticò