Se andiamo a votare, la sola novità sarebbe che spariscono i 5 stelle in quanto tali, e l’eredità se la spartiscono o l’astensione o il PD o la Lega o una lista Conte; o tutti un pochettino. Quanto agli esiti elettorali e ai numeri, cambia poco, e sarebbe la solita instabilità dal 1944 a oggi. Senza scordare che voteremmo con la legge elettorale attuale: e ho detto tutto.
Se si fa un Conte 3, o con fuggiaschi e saltimbanchi qualsiasi, o con un’ammucchiata generale, sarebbe un governicchio esposto al primo Papete o al primo Machiavellino di Rignano, o a qualsiasi altro ricatto.
Lo stesso per un governo di chiunque altro. È un copione stantio e rifritto, che abbiamo visto (io prima di nascere!), e vedevamo persino nei consigli comunali, Soverato inclusa.
Attenzione: la favola che per un buon governo bastino le istituzioni, la inventarono i mitografi e i filosofi greci; e non risponde al vero. Però, serve almeno la stabilità.
La Francia, dal 1870-1 repubblica parlamentare, diede uno spettacolo pietoso fino al 1958, quando De Gaulle impose la repubblica semipresidenziale. Da allora, la Francia non è il mondo perfetto, ma è il migliore dei mondi possibili per i Francesi; e comunque non cade un governo a ogni capriccio.
L’Italia, che nel 1948 copiò l’allora sistema francese spacciandolo per sua originale fantastica invenzione, versa nel disordine cui stiamo assistendo in ripresa diretta. Non potrebbe copiare il sistema francese del 1958? Sempre meglio di oggi è.
E non basta, perché il problema dell’Italia è la divisione in partiti a loro volta divisi in correnti; e se almeno, una volta i partiti avevano una specie di ideologia e un senso di appartenenza, oggi sono solo cartelli elettorali casualmente assemblati.
Serve perciò un sistema elettorale a maggioritario secco; così magari anche i partiti sarebbero costretti a candidare persone decorose e autorevoli, e comunque non i primi venuti bisognosi di un salario.
Serve ridurre ancora i rappresentanti politici; e affiancare alla Camera politica una Camera corporativa; e, ovviamente, le due Camere con ben diverse attribuzioni e funzioni.
Lo stesso per le Regioni. A proposito, se i parlamentari calabresi si riducono a 19, perché non riduciamo a 19… beh, anche meno, i consiglieri regionali. Faremmo ancora in tempo, per l’11 aprile; ammesso si voti…
Ulderico Nisticò