Io non c’ero – sto facendo teatro in più posti, e del resto non sono ubiquitario – e le foto non mi sono parse testimonianza di un’adunata oceanica, ma pochi intimi. Voglio però dire qualcosa anch’io sul presidio ospedaliero.
Intanto, presidio ospedaliero; chiamarlo ospedale non fu solo ingenua vanagloria paesana tipo mio nonno era barone: fu un espediente furbetto per far proliferare assunzioni, e fasulli primariati per saltafosso tra logge e partiti. Riconoscere la realtà, cioè che quello di Soverato non è un ospedale, è già un passo verso una qualche soluzione.
Negli anni della Prima repubblica mangia mangia (la Seconda non è meglio, ma ne parliamo un’altra volta) la Calabria venne costellata di simili “ospedali” destinati all’assistenza dei sani prima che dei malati. Nella Piana di Gioia, sette a due passi uno dall’altro; qui da noi, Soverato Chiaravalle Serra Soriano Vibo Tropea e scusate se scordo qualcosa. Ah, già: allora ognuno di questi cosi comportava una USL (Unità sanitaria locale), con tanto di presidente, vice, assessori, consiglio, lottizzazione, rimpasti e crisi… e un diluvio di soldi e posti di sottopotere, e mangia mangia.
Era troppo anche per il nostro corrottissimo sistema; e pian piano, qualcuno di quei cosi l’hanno chiuso. Quando hanno chiuso Chiaravalle (in dialetto chiaravallese, “potenziato”), Soverato credette di fare come Roma quando spogliò Alba Longa: Roma crescit Albae ruinis. E invece adesso è venuto anche il turno di Soverato.
Si può fare qualcosa per salvare il salvabile? Secondo me, sì; a patto che salviamo il presidio ospedaliero e non il millantato ospedale; e conserviamo i servizi davvero utili, e non i primariati e altri comodi. Espongo brevemente alcuni punti:
1. L’espressione “posti letto” è nettamente superata dalla medicina moderna; e sa di “posti” nel senso di stipendi. Oggi le cure si effettuano in modo del tutto diverso, e la maggior parte in quello che con orrendo barbarismo si chiama “day hospital”, e vuol dire che uno si presenta, lo operano e cena a casa sua. Costa molto di meno, e le cura è molto più efficace.
2. Se il caso è più serio, non è da presidio ospedaliero, e bisogna mandare il paziente in un vero ospedale con rianimazione eccetera.
3. Le cure tecnologicamente avanzate richiedono strumenti, e questo è il meno; ma richiedono capacità di usarli, cioè aggiornamenti. Un medico che dice ancora “posti letto”, mi sa di arcaico e non aggiornato.
4. I casi da presidio ospedaliero sono una parte delle esigenze; parte molto maggiore quella dei servizi ordinari e preventivi.
5. Bisogna dunque decidere, seguendo criteri epidemiologici e in genere sanitari e non altri, quali reparti e servizi conservare, e quali no.
6. Il nostro territorio è orograficamente difficile e a insediamento disseminato: sono necessarie ambulanze attrezzate e con personale specializzato e dinamico.
7. Serve un Pronto soccorso con molti lettini (non “posti letto”) e medici all’altezza.
8. Serve che Soverato e il comprensorio contino qualcosa, abbiano uno straccio di rappresentante, non siano frastagliati in comunelli di cento anime.
Per questi obiettivi possiamo combattere e sperare di essere presi sul serio e forse vincere. Per gli scalmanati de “l’ospedale non si tocca”, bis e ter poi a cena, o per mantenere carriere nate sotto il segno del cappuccio di Hiram e proseguite nei meandri dei partiti, non fate affidamento su di me.
Ulderico Nisticò