Ci siamo presi un paio di giorni prima di commentare la manifestazione No Ponte di sabato scorso. Una pausa necessaria per riprendersi dalla fatica che sempre comporta l’organizzazione di una iniziativa che ha visto la presenza di migliaia di persone, ma anche per godere della gioia e della carica di energia che una partecipazione così colorata, gioiosa e determinata ha trasmesso in tutte e tutti noi.
Nonostante i consueti balletti di numeri e i commetti sferzanti di chi sperava in un fallimento della mobilitazione villese, chi ha vissuto quella manifestazione, sia sfilando in uno dei diversi spezzoni, sia semplicemente guardandolo passare da un incrocio o dal balcone della propria abitazione ha potuto respirare con noi un grande spirito unitario e inclusivo, un fiume umano fatto da tante anime diversissime tra loro ma accomunate dalla necessità di salvare questo territorio e il futuro dei suoi abitanti.
Un risultato per noi sicuramente positivo, frutto della generosità delle tante e dei tanti che si sono spesi mettendo a disposizione le proprie competenze, le proprie capacità e il proprio tempo, ma che sappiamo comunque essere solamente un passaggio.
Le tante bandiere e gli striscioni No Ponte attaccati nei balconi di Villa e Cannitello ci confermano quanto sia presente un sentimento diffuso di opposizione alla volgarità del Ponte, ma c’è la necessità di coinvolgere ancora di più queste persone, affinché la simpatia si trasformi in partecipazione.
Così come c’è la necessità di fare ancor più reale informazione perché in troppi ancora sono convinti che il progetto del Ponte sia un qualcosa di reale e non una mera speculazione ai danni di calabresi e siciliani. L’inutilità infrastrutturale e sociale del Ponte, così come l’ormai acclarata insostenibilità ambientale ed economica (14 mld, destinati ad aumentare), stridono con i costi che la sua realizzazione richiederebbe a questo territorio.
A fronte di un progetto lacunoso, basato sulla distorsione del calcolo costi/benefici e sull’alterazione dei dati previsionali relativi al traffico nello Stretto di Messina – dati che comprovano l’inattualità storica di un’opera di questo tipo – Calabria e Sicilia sono state scippate di buona parte delle risorse dei fondi di Sviluppo e Coesione e per la perequazione infrastrutturale. Nel frattempo lievitano i costi della Stretto di Messina SpA (4 milioni solo quest’anno, per copiare il progetto definitivo già cassato nel 2011).
Si tratta di un carrozzone di Stato i cui rapporti con le società di progettazione e costruzione sono opachi e non ben definiti, e del quale è arrivato il momento di pretendere l’estinzione per mettere una volta per tutte la parola fine alle menzogne del Ponte e rilanciare un’idea di sviluppo diversa, sostenibile, che valorizzi patrimoni e comunità locali – includendovi i paesaggi e le specie non umane, in linea con tendenze globali ormai pienamente affermate.
La lotta contro il Ponte e per le opere necessarie per questi territori non può quindi fermarsi. Torniamo a incontrarci tutte e tutti mercoledì 29 maggio alle ore 18 al Nuvola Rossa di Villa San Giovanni per costruire da subito le prossime tappe di questa mobilitazione.