Precisiamo, per l’ennesima volta, che la Caulonia greca corrisponde a Monasterace Marina, e non all’antica Castelvetere, che si arrogò tale nome; e ci costringe ad acrobazie toponomastiche come Kaulon.
L’area archeologica di Monasterace è ben nota per il tempio, forse quello di Zeus Homarios, cioè della Lega Achea (ogni epoca ha le sue Leghe!), e per molti ritrovamenti, conservati in una struttura. Rendo merito all’archeologo Francesco Cuteri, che si batte anche contro l’erosione; e al recente volume ”Caulonia, storia di una polis”, di Claudio Panaia, Città del Sole ed.
Il Drago, pregevolissimo mosaico, andrà in prestito, quest’estate, al Museo di Reggio. La decisione sta facendo discutere; ma, alla fine, meglio dove può essere ammirato.
Se è così, vuol dire che il lavoro archeologico, e quello di conservazione, pur notevoli, non sono minimamente accompagnati attività culturale e politica da parte del territorio ionico. E ora vi racconto una storiella.
Uno dei sindaci di quelle parti – per buona creanza non faccio né nome né luogo – mi manda a chiamare. Io, cretino come sempre, mi metto in auto, raggiungo l’appuntamento, e, richiesto di consigli, dico all’autorità interlocutrice quanto segue:
– Il Comune in parola ha nel suo territorio numerosi e rilevanti beni culturali, tra cui X e Y;
– Tali beni culturali erano allora, e sono tuttora, poco valorizzati e in sé e a fini di turismo;
– Lo stesso per tutta l’area interessata, che qui elenco in fuorviante ordine alfabetico: Bivongi, Camini, Caulonia Castelvetere, Guardavalle, Monasterace, Pazzano, Placanica, Riace, Stignano, Stilo;
– Lo stesso anche per la più banale utilizzazione delle spiagge a scopo balneare, anch’essa gravemente carente.
Propongo perciò, in quella sede, un’immediata riunione di tutti i sindaci e altri interessati, allo scopo di elaborare un piano comprensoriale, eccetera. La persona mi guarda ammirata come fossi Zaratustra appena sceso dalla montagna, e mi assicura che al più presto… e che, sempre al più presto, mi avrebbe richiamato.
Al più presto era invece il più classico principio calabrese del “mo vidimu”, cioè mai. Era, all’incirca, il 2010, e io sto ancora aspettando. Aspettando, s’intende, è un modo di dire: nel frattempo io ho scritto due o tre libri, ho rappresentato una decina di lavori teatrali… e quell’incontro è stato l’ultimo dei miei pensieri. Però ho un’ottima memoria selettiva, e quando posso cogliere l’occasione, bastono.
Nel frattempo, alla degnissima persona in parola sono successe tante cose belle e altre dubbie (sempre e solo politicamente parlando, ovvio) ma zero era il suo interesse culturale da sindaco, e meno che zero fu in altra veste.
La valorizzazione dei beni culturali di Bivongi, Camini, Caulonia Castelvetere, Guardavalle, Monasterace, Pazzano, Placanica, Riace, Stignano, Stilo zero era e zero restò, tranne qualche sporadica iniziativa nata e morta in un paio di giorni.
Esempi:
centenario del Sirleto, e se ne sono fregati sia Guardavalle sia Stilo;
centenario del Campanella, e se ne fregano sia Stilo sia Stignano.
Non vi dico poi Regione e Province, le cui attività culturali sono il nulla eterno, a parte i prodotti tipici degli amici di Oliverio ad Africo.
A questo punto, meglio se il Drago se ne va a Reggio: almeno lì qualcuno lo vede.
Ulderico Nisticò