Il conflitto è ideologico: musica per le mie orecchie


 Marco Patarnello, giudice, scrive (davvero poco furbo!) ai colleghi, e definisce Giorgia Meloni «pericolosa perché non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte», invitando così altri giudici ad azioni che colpiscano la Meloni e il governo, utilizzando una qualsiasi delle migliaia di leggi e leggine e convenzioni mondiali, vergate da politicanti e non da giuristi, e firmate con leggerezza ai tempi (ormai passati!) di “ce lo chiede l’Europa”.

 È dunque vano arrampicarsi sui muri lisci delle “istituzioni” che, secondo qualcuno, sarebbero al di sopra delle parti; come se le avesse scritte Numa sotto dettatura della ninfa Egeria, e non degli esseri umani inevitabilmente politicizzati già nel 1946, anzi trent’anni prima. Tanto meno serve a qualcosa vedere chi ha ragione. È in atto un conflitto ideologico, e, nel mio piccolo, ciò è celestiale musica per le mie orecchie.

 E già, io sono nato nei tempi in cui la tessera di partito, almeno di alcuni partiti, era un sacro simbolo da far collocare nella bara; era una fede. In quei tempi, non esisteva “in fondo diciamo la stessa cosa”, ma ognuno diceva la sua; e poi andava a votare con caldo entusiasmo. Dico fino agli anni 1990, prima che la politica perdesse proprio l’ideologia; anzi quasi quasi si cercò di deideologizzare la politica, riducendola ad amministrazione e ai non mai troppo deprecati governi tecnici.

 Il giudice Paternello, di cui non condivido nulla di nulla, ha dunque ai miei occhi il paradossale merito di aver scoperchiato la pentola: non potendo attaccare la Meloni per soldi e nemmeno per divieto di sosta, rispolvera l’ideologia; in questo caso, a proposito dei clandestini, ma si sa che l’appetito viene mangiando…

 La cosa mi attizza moltissimo. Infatti, io ho un’ideologia opposta a quella di Paternello; e non vi dico religione, ideali, idee… contentatevi, in questa sede, dell’ideologia. Io non la penso minimamente come Paternello.

 Che sia un giudice… beh, questa è una faccenda che non significa niente; e non è vero che uno è un giudice perché è un giudice; come non è vero che il centravanti segna e il portiere para, o le partite resterebbero 90 minuti al calcio d’inizio. Come non è vero che uno è professore perché è professore: e lo sapete tutti fin dai banchi di scuola.

 È dunque in atto un conflitto ideologico. E i conflitti sono come l’amore, si fanno in due. Per ora, lasciatemelo dire, il conflitto è a uno, perché la sinistra sta schierando tutte le sue forze: giudici, romanzieri, cantanti, registi, femministe, centri sociali, giornalisti, pulpiti… Perde lo stesso le elezioni, però è dominante persino nel linguaggio.

 La destra, forse paga dei risultati elettorali, non ha ancora schierato quasi niente in questa guerra per l’ideologia. Un film sui sommergibilisti è uscito, e dopo un quarto d’ora era già un film sulle ONG. I non molti che parlano, pare abbiano le corde vocali sotto controllo, e, peggio, autocontrollo.

 Comunque, se il conflitto divampa, adsum. Per i diversamente latinisti: sono pronto.

Ulderico Nisticò