La storia di Petrizzi non è mai stata approfondita per come il paese meriterebbe. Nel corso degli ultimi cinquant’anni ci sono stati timidi tentativi da parte di studiosi locali che hanno pubblicato le loro ricerche, riferite comunque a periodi storici limitati. Tra questi, ricordiamo il volume “Petrizzi nel decennio francese” di Antonio Gerone, edito da Ursini negli anni ’80. Altri “tasselli” sono stati proposti successivamente dalla Pro Loco attraverso il giornalino “Il fiore di pietra”. Ora la Pro Loco, presieduta da Pietro Celia, con la pubblicazione de “Il Catasto Onciario di Petrizzi”, per i tipi delle Edizioni Ursini, pone finalmente le basi per avviare studi più approfonditi, almeno a partire dal 1743 anno in cui Carlo III di Borbone, Re di Napoli, su ispirazione del suo ministro Bernardo Tanucci, avvia la catalogazione dei beni comunali del regno.
Il libro, suddiviso in due parti (la prima, a cura di Antonio Anzani, riepiloga la storia dei Catasti onciari, mentre la seconda, a cura di Antonio Piperata, riepiloga e commenta il Catasto di Petrizzi), sarà presentato in anteprima dalla Pro Loco il prossimo 12 agosto, alle ore 18.30, nell’ambito del programma estivo. All’incontro, oltre ai due autori e al presidente Celia, parteciperanno anche il vice presidente della giunta regionale, Antonio Viscomi, originario di Petrizzi, e il Commissario comunale prefettizio Luigi Bigagnoli.
“Per lo studio del documento e la redazione del volume – ha dichiarato Pietro Celia – ci siamo affidati a due noti studiosi, nostri soci, autori ciascuno di numerose pubblicazioni: Antonio Anzani e Antonio Piperata. È un risultato editoriale certamente serio che merita di essere studiato e approfondito non solo dai nostri concittadini”.
“La prima parte del libro – commenta invece Anzani – ha la funzione di inquadrare nella storia del diritto il problema specifico oggetto della seconda parte che riporta integralmente il documento relativo al Catasto Onciario di Petrizzi. La pubblicazione è solo una tessera, per quanto importante, di un mosaico più vasto da costruire a più mani con specifiche ricerche negli Archivi pubblici e privati”.
“Il Catasto – aggiunge Antonio Piperata – descrive la realtà socio-economica petrizzese, nella prima metà del 1700. La popolazione era divisa in tre ceti sociali: dei migliori, dei mediocri, degli inferiori. Le grandi proprietà terriere erano appannaggio del feudatario, della nobiltà e del clero. Il tasso di analfabetismo era elevatissimo. Tant’è che solo nobili, ecclesiastici e qualcuno del ceto medio,hanno sottoscritto le rivele, il documento base del catasto, con nome e cognome. Gli altri, la quasi totalità, appartenenti al ceto medio e all’inferiore, le hanno firmate col segno di croce”.
“Gli stimoli e le sollecitazioni ad occuparmi del catasto onciario petrizzese – aggiunge – mi sono venuti da tre appassionati cultori di storia locale: Marziale Mirarchi, preziosa fonte di informazioni e documentazioni storiche, Giulio De Loiro, autore dell’Onciario satrianese, e Luigi Fusto, autore del catasto olivadese, ma soprattutto dalla Pro Loco che si è fatta carico dell’acquisto di una copia dell’originale, presso l’Archivio di Stato di Napoli”.
Altro ringraziamento è stato indirizzato dagli autori a Tonino Viscomi e Francesco Paonessa, “per aver dato forma alla prima parte del volume”, nonché a Dario Della Mora, Antonio Fortebuono e Antonio Sinopoli “per aver concesso alla Pro Loco la pubblicazione di alcune loro foto e cartoline d’epoca”.
Insomma, “Il Catasto Onciario di Petrizzi” può essere definita una pubblicazione corale, perché frutto della collaborazione di tanti appassionati cultori di storia del territorio, compreso l’editore Ursini, nativo anch’egli di Petrizzi.