Soveratoweb ha pubblicato persino le scempiaggini del presunto Claudio Maria e della signora Iolanda, figuriamoci se censura una nota, per altro interessante, di mio compare Michele Raffa. Insinuazione fallita, dunque.
Interessante, davvero, lo scritto: ulteriormente prova, se ce ne fosse bisogno, che la legislazione italiana scritta, e le interpretazioni fantasiose di giudici buonisti, e forse poco ferrati in filosofia del diritto, impongono urgentemente la riforma della Giustizia. E dei giudici.
Dice la nota che un clandestino (primo reato), ripetutamente beccato a spacciare droga (secondo, terzo reato eccetera), viene scarcerato, con il solo divieto di risiedere a Milano (ma non a Corsico, San Donato e infiniti altri posti zeppi di ragazzi, e che fanno parte di Milano); e scarcerato pur in presenza di “gravi indizi” e dell’evidente pericolo di “reiterazione del reato”. Insomma, costui che dovrebbe fare per finire in gattabuia? La strage degli Innocenti in persona?
Caro Michele, nelle leggi italiane, se ne trovano cavilli e trucchi e giochini procedurali… Parecchi mafiosi sono stati scarcerati per decorrenza dei termini o perché il giudice, impegnato magari a parlare male di Salvini ante litteram, non ha scritto e depositato la sentenza. Eccetera.
Grazie, perciò, Michele, per aver voluto pubblicare quel pezzo: i lettori mi daranno ancora più ragione, al pensiero che un giudice allegrotto e delle leggi folli hanno lasciato a pascolo brado un clandestino spacciatore: però, non a Milano. Razzisti! Sai come si commuove, la gente, pensando che è libero per il comma X della legge Y dell’anno W!
Ah, dimenticavo: il pezzo di Michele dice davvero che lo spaccio è il solo sostentamento del clandestino, perciò non gli possiamo togliere il pane di bocca e le droga dalle tasche. E pensare che, in galera, avrebbe avuto gratis alloggio e vitto, senza nemmeno doversi sforzare a spacciare la morte ai ragazzini. Del resto, tra poco si riaprono le scuole, e, si sa, qualche giovanotto, qualche intraprendente signorina…
Ulderico Nisticò
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