Dai primi approfondimenti investigativi seguiti all’omicidio, avvenuto il 31 maggio a Marsala, del maresciallo dei carabinieri Silvio Mirarchi, è emerso che il militare e un suo collega, notando la presenza di più persone che al buio si comportavano in maniera sospetta, si sono avvicinati e, giunti a circa 60 metri da loro, hanno acceso le torce e si sono qualificati come carabinieri. Da qui la repentina reazione che ha portato al ferimento di Mirarchi con un’arma da fuoco e poi alla morte del carabiniere.
Secondo i dati raccolti, un gruppo di criminali stava portando via le piante di marijuana da alcune serre di contrada Ventrischi e, vistisi scoperti, non hanno esitato a reagire sparando. Intanto, stamane alle 11 si terranno i funerali di Mirarchi nella Chiesa Madre intitolata a San Tommaso di Canterbury, alla presenza del comandante generale dell’Arma dei carabinieri, il generale di corpo d’armata Tullio Del Sette.
Finora – secondo la procura di Marsala, diretta da Anna Sessa – non ci sono elementi per ipotizzare un collegamento tra quanto avvenuto il 31 maggio e il ritrovamento (in contrada Ferla, nel territorio di Mazara del Vallo) effettuato circa 10 giorni fa, sempre dalla compagnia carabinieri di Marsala, di un’altra piantagione di canapa indiana; tra le due contrade vi è una distanza di circa 10 chilometri.