L’Argentina cambia verso. Il leader dell’opposizione, Mauricio Macri, ha vinto il ballottaggio contro l’erede di Cristina Kirchner, l’ex governatore della provincia di Buenos Aires, Daniel Scioli, mettendo fine, almeno per ora, alla lunga stagione del “kirchnerismo”, iniziato nel 2003 con la presidenza di Nestor Kirchner, e proseguito con i due mandati di sua moglie Cristina. Macri ha battuto Scioli per meno di un milione di voti, 51,4% a 48,6%. Nonostante il margine della vittoria sia molto inferiore a quello previsto dagli ultimi sondaggi, la scossa è profonda perché nel corso di tutta questa campagna elettorale si sono confrontati apertamente in Argentina due modelli di società, a cominciare dalle scelte economiche che, fin dal prossimo 10 dicembre, quando Macri entrerà ufficialmente nel palazzo presidenziale della Casa Rosada, saranno decisive per il futuro del Paese.
Di origine italiana (padre calabrese, madre romana), il nuovo presidente dell’Argentina, 56 anni, è laureato in ingegneria all’Uca, l’Università cattolica argentina. E’ cresciuto nell’ombra del padre, imprenditore nelle costruzioni diventato miliardario in Argentina, prima di rompere i rapporti con la famiglia soprattutto per il suo impegno in politica. E’ stato presidente del Boca Juniors dal 1995 al 2008 e poi, per due mandati, sindaco di Buenos Aires. Sequestrato nel 1991 venne rilasciato dopo il pagamento di un riscatto di sei milioni di dollari.