L’obesità colpisce centinaia di milioni di persone nel mondo ed è dovuta, in genere, a un eccessivo introito calorico rispetto a un insufficiente dispendio energetico. Essa espone l’individuo a molteplici e gravi patologie, tra le quali si annoverano il diabete, le malattie cardiovascolari, il cancro. La suscettibilità a queste patologie nei soggetti obesi deriva, in larga misura, da una condizione nota come resistenza insulinica.
Decenni di studi hanno tentato di identificare il meccanismo attraverso il quale l’eccesso di grasso determina la resistenza insulinica. Il chiarimento è finalmente arrivato grazie a un lavoro lungo e complesso, svolto da un team di ricercatori internazionali coordinati dal Prof. Antonio Brunetti dell’Università di Catanzaro. In estrema sintesi, attraverso una serie di esperimenti effettuati su linee cellulari, su modelli animali e su tessuti umani si è appurato che l’eccesso di grasso causa un deficit di ossigenazione tissutale, il quale a sua volta genera un’abnorme produzione di una piccola molecola (miR-128), la quale, in ultimo, riduce i livelli del mediatore degli effetti insulinici (il recettore insulinico), dando così luogo alla resistenza insulinica.
Lo studio conferma il ruolo significativo dell’Ateneo catanzarese nella ricerca scientifica internazionale e apre la strada a nuove terapie per la cura della resistenza insulinica e delle gravi patologie ad essa correlate.
Al lavoro, pubblicato sull’autorevole rivista “The Lancet – EbioMedicine”, hanno dato un contributo preminente 2 ricercatori soveratesi: il Dott. Biagio Arcidiacono e il Dott. Eusebio Chiefari.