Il responso da una ricerca del National Toxicology Program statunitense dopo studio sui topi, promossa dall’amministrazione Clinton.
Per dimostrare il legame tra telefoni cellulari e lo sviluppo del cancro, i ricercatori del National Toxicology Program statunitense hanno studiato gli effetti delle onde radio sui topi. Secondo i risultati ci sono prove, anche se “relativamente modeste”, che le onde radio originate da alcuni tipi di telefoni cellulari di vecchia generazione aumentino il rischio di tumore al cervello, almeno nei topi maschi. Secondo le spiegazioni del dottor John Bucher, uno degli scienziati che ha lavorato al programma, il legame tra le radiazioni delle radio frequenze e i tumori nei topi maschi sia reale.
Il ricercatore ha sottolineato però che non si possano paragonare i livelli di esposizione a cui sono stati sottoposti i topi rispetto a quelli di chi usa un telefono, di gran lunga inferiori. Costata 30 milioni di dollari, la ricerca è stata condotta su circa 3.000 roditori ed è il più grande esperimento del genere mai compiuto al mondo. Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ricorda che sette anni fa, l’ Organizzazione Mondiale della Sanità, attraverso la sua Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), aveva alzato il livello di allerta sull’utilizzo dei cellulari.
Mentre nel 2012 ha emesso un documento con il quale ha dichiarato che “non è stato possibile dimostrare un aumento del rischio di cancro al cervello”, tuttavia nel 2011, ha inserito nell’elenco dei fattori più cancerogeni i campi elettromagnetici di frequenza definendoli “come possibilmente cancerogeni”. Ossia ha messo più o meno sullo stesso livello il telefono cellulare con i vapori di benzina. Cioè il “livello 2B”, uno dei cinque livelli di classificazione dell’OMS per le sostanze cancerogene. Inoltre, si precisa che lo studio, promosso dall’amministrazione Clinton non comprende gli smartphone di ultima generazione.