I Siculi a Soverato, e la Biblioteca dove leggerne


Insediamento grecoromano “Poliporto”

 Dei tanti che mi hanno avvicinato a proposito dei Siculi, gli onesti hanno semplicemente confessato di non saperne, e hanno ringraziato; qualche spiritoso, probabilmente dal nome falso, ha negato l’evidenza. Chiariamo la questione.

 La nozione di una presenza sicula a Soverato si deve a don Giovanni Gnolfo, il salesiano amante di storia e di archeologia cui è dedicata una piazza. Usando la metodologia dell’analogia, lo Gnolfo evidenziò tracce simili a Centuripe, in provincia di Enna: tombe a grotticella, destinate ad accogliere urne cinerarie.

 Ma chi erano, i Siculi, che diedero il nome alla Sicilia, ma venivano dal Settentrione? Vediamo le fonti antiche. Polibio e Polieno narrano di conflitti tra Locri e i Siculi. Tucidide afferma che ancora ai suoi tempi, nel V secolo, c’erano dei Siculi nell’Aspromonte; e che gli altri, pressati dagli Osci, erano passati con zattere nell’isola. Qui avevano una loro identità politica, e si allearono, durante la spedizione del 427-4, con Atene contro i Dori. Nel secolo seguente si comportavano ancora da popolazione indipendente, dichiarando di non essere dei Greci. Nel I secolo, Varrone trova delle sorprendenti somiglianze tra la lingua dei Siculi e il latino, attestando la parola “leporim”, in accusativo.

 È probabile che i Siculi, scendendo dal Settentrione, abbiano lasciato memorie del loro passaggio anche nella piccola popolazione dei Latini, la cui lingua è indoeuropea del gruppo italico, ma diversa da quella osco-umbra. Per fare un esempio celebre, chi a Roma si chiamava Quintius, nel resto d’Italia era Pontius.

 Ritengo attestazione del transito dei Siculi il diffuso toponimo Alba, tra cui, appunto, la metropoli dei Latini, Alba Longa. E anche l’Aspromonte non è un monte “aspro”, ma un monte bianco, dal greco “aspros”. E chissà se hanno origine millenaria gli arcani e inquietanti miti aspromontani della Sibilla?

 Torniamo a Soverato. È di fronte alle tombe sicule che sorgeva l’insediamento grecoromano che chiamiamo Poliporto; e che ancora si ricordava in Santa Maria di Poliporto, nome ufficiale della frazione costiera prima che, nel 1881, divenisse capoluogo comunale con il nome di Marina di Soverato, o Soverato Marina.

 Ecco la storia senza fandonie e fantasie. Ci sono seri libri da leggere, e li trovereste nella BIBLIOTECA COMUNALE. Andateci, chiedete dove sono. A chi? Beh, non è un problema mio; e, se mai, informatevi dalle autorità politiche e dagli impiegati comunali. Poi fatemi sapere.

Ulderico Nisticò