Oggi va di moda parlare benissimo dei Borbone, con annesse ricchezze e potenze industriali e militari eccetera; fino a pochi anni fa andò di moda parlarne malissimo. Ovvio che entrambe erano e sono mere mode e ideologie e propaganda; e che se oggi a un meridionalista domandate cosa successe dal 1734 al 1861, vi cade dal pero. Era ora di riparare, a, a parte aver scritto libri che qualcuno/a ha paura di leggere perché rompono il giocattolo e le favolette, ho portato questo mio spettacolo in più luoghi e scuole; adesso presso la Media di Chiaravalle. Compaiono:
Carlo, dal 1734 al ’59 re di Napoli e re di Sicilia (separati); poi re di Spagna come Carlo III, ma, per ragioni strane, lo chiamano così anche a Napoli. Vinse (il conte di Montemar) la battaglia di Bitonto; visitò il Regno, e nel ’35 fu a Catanzaro; bonificò paludi e iniziò la magnifica Reggia di Caserta con intorno la città; represse gli abusi giuridici dei feudatari. Sposò Maria Amalia di Sassonia (1724-60), cui si deve l’introduzione delle ceramiche. Per andare in Spagna, e poiché i trattati del 1737 vietavano di riunire le corone, Carlo lasciò Napoli e Sicilia a
Ferdinando, IV re di Napoli, III di Sicilia. A lui dobbiamo la ricostruzione della Calabria dopo l’apocalittico sisma del 1783. Uomo dai modi persino rozzi, era amatissimo dal popolo, soprattutto dai pescatori, “Luci-ani”, di Santa Lucia, dove vendeva il pesce da lui stesso pescato. I suoi nemici lo chiamarono Lazzarone. Nel 1798 venne assalito dai Francesi, e tornò a Napoli dopo la riconquista per mano dell’esercito popolare della Santa Fede di Fabrizio Ruffo. I “giacobini” che si erano schierati con i Francesi vennero processati e condannati a morte in numero di 96: procedimento legale ma politicamente sbagliato. Assalito ancora da truppe di Napoleone nel 1806, riparò in Sicilia. Tornò dopo la sconfitta di Murat a Tolentino, e le decisioni del Congresso di Vienna lo indussero ad annettere a Napoli l’isola, che si ribellerà nel 1820, nel 1848 e nel 1860. Nacque, e solo l’8 dicembre 1816, il Regno delle Due Sicilie, e il re prese titolo di Ferdinando I.
Aveva sposato Maria Carolina d’Asburgo Lorena, figlia di Francesco Stefano e Maria Teresa imperatrice, donna dal forte carattere, e che odiava i rivoluzionari dopo la decapitazione della sorella Maria Antonietta.
Francesco I, re dal 1825 al ’30, salì al trono ormai anziano; e che avrebbe preferito gli amati studi di botanica, cui dedicò due libri. Ebbe diversi figli, e di questi vediamo in scena la celebre Carolina del Berry (1798-1870), figura di spicco della politica francese, e inventrice ufficiale dei bagni di mare in Europa, che però a Napoli si facevano da tempo; Teresa Cristina (1822-89), moglie di Pedro II imperatore del Brasile, e detta la Madre dei Brasiliani per la sua bontà.
Meriterebbero un lungo elenco i matrimoni dei Borbone e delle loro sorelle e figlie; tuttavia quasi mai con conseguenze politiche. Diciamo solo che la madre di Francesco II era Maria Cristina di Savoia del ramo principale Biancamano.
Ferdinando II fu re dal 1830 alla morte nel 1859. Ventenne e attivissimo, mise mano a riforme e miglioramenti dello Stato, favorendo ammodernamenti dell’industria e del commercio, e una certa vivacità culturale. Nel 1848 fu il primo in Italia a concedere una costituzione, e inviò Guglielmo Pepe a combattere accanto a Carlo Alberto. Non fu sufficiente placare liberali e mazziniani, che scatenarono la giornata dl 15 maggio. Esercito e popolo si schierarono con il re. Sospesa la costituzione, Ferdinando tornò a governare con attivismo, ma non ebbe, o non seppe cercarsi collaboratori, nemmeno quello che solo avrebbe potuto salvare il Regno, Carlo Filangieri. Pur mantenendo intesi rapporti commerciali con l’estero, si isolò dall’Europa e dall’Italia. Negli ultimissimi anni subì un decadimento fisico, e morì neanche cinquantenne il 22 maggio 1859.
Sul breve regno di Francesco II si abbatterono avvenimenti troppo grandi e violenti per il suo carattere mite e l’educazione poco adatta a un futuro re. Nell’estate del 1859, già sul trono, e nei mesi seguenti non intervenne in alcun modo né a favore di Piemonte e Francia né a favore dell’Austria. Mantenne ai comandi dei generali decrepiti e incapaci (non c’è bisogno di pensare a tradimenti: e se fosse, sarebbe peggio!); abbandonò Napoli, dove Garibaldi entrò comodo comodo sopra l’unico treno del Regno. Al Volturno, se avesse avuto fegato, poteva vincere. A Gaeta mostrò coraggio ma non decisione. Attese invano aiuti. In suo nome si scatenò una grande rivolta popolare, chiamata malamente brigantaggio; e che oggi si tenta di spacciare per lotta di classe, un concetto estraneo al Sud. Francesco morirà in solitudine nel 1894, nel Trentino.
Significativamente, nel nostro lavoro teatrale, parla di lui Maria Sofia, ben altra personalità, e che, dopo molte vicissitudini (intuitive, però “maxima debetur puero reverentia”), e sposa poco felice come del resto la sorella Sissi di Francesco Giuseppe d’Austria, non trascurerà alcuna occasione per rivendicare il trono, fino alla morte in tarda età, nel 1925. D’Annunzio la cantò come l’Aquila di Baviera.
Riassumendo, la dinastia di Borbone dell’Italia Meridionale sarebbe stata apprezzabile, se non avesse dovuto affrontare tempeste della storia di fronte alle quali non era preparata. Accadrà, nel 1946, anche ai Savoia, come ad altre dinastie e a molti altri governi sia dittatoriali sia democratici; anche al potentissimo Napoleone III, artefice alquanto maldestro, assieme al ben più astuto Cavour, dell’improvvisa unificazione politica italiana del 1861, e che i Borbone napoletani non seppero né volere né impedire.
Ora, ognuno giudichi come vuole i Borbone: i magnifici ragazzi della Media di Chiaravalle, la loro regista Annamaria Colabraro, e chi scrive, vi hanno fatto sapere chi erano. L’autore del testo ha mille prove che queste notizie, cioè la storia reale dei Borbone, non sono affatto di pubblico dominio, anzi quasi nessuno né sa niente, e se l’inventano o come sogno o come incubo.
Era una Borbone Parma l’ultima imperatrice d’Austria e regina d’Ungheria, Zita; è Borbone l’attuale re di Spagna, Filippo VI; lo sarebbe il granduca di Lussemburgo, Enrico, ma si fa chiamare Nassau. Erede dei Borbone Due Sicilie è Carlo, che porta il titolo di duca di Calabria, proprio dell’erede al trono.
Ulderico Nisticò