La “riforma” della valutazione e degli esami conclusivi dei tre cicli scolastici appena presentata dal Governo è talmente peggiorativa dell’esistente che noi stessi siamo rimasti in silenzio qualche giorno per metabolizzare meglio il colpo. Ora però, passato qualche giorno, non possiamo più tacere e noi PSP – Partigiani della Scuola Pubblica dobbiamo dire la nostra.
Fino alla cosiddetta Riforma Berlinguer tutte le riforme scolastiche erano state basate su un modello pedagogico, e idealmente consistevano in un aggiornamento della didattica scolastica man mano che le teorie pedagogiche si evolvevano. Questo fatto è importante e alla fine salterà di nuovo fuori.
La riforma Berlinguer del 2000, invece, aveva lasciato perplessi tutti gli insegnanti, anche i più smaliziati, perché non si riusciva a capire assolutamente quale nuova teoria pedagogica ci fosse dietro. Le misure sembravano scoordinate tra di loro e non si riusciva a ricondurle ad un disegno unitario. Negli anni successivi fu chiaro che non era possibile capire che teoria pedagogica ci fosse dietro perché in realtà non ce n’era proprio nessuna: le misure introdotte dalla riforma servivano solo a risparmiare soldi, perciò si era intervenuto dove si poteva risparmiare, e non sull’aspetto pedagogico. Questo fatto oggi purtroppo non desta più alcuno scandalo. Eppure, ci domandiamo, chi vorrebbe essere curato in un ospedale dove nessuno si preoccupi di migliorare le procedure mediche, ma solo di renderle meno costose, e dove ti somministrano un farmaco invece di un altro solo perché costa meno?
Quella riforma, purtroppo, fu solo la prima di una lunga lista di “riforme” che in realtà non erano vere riforme, cioè provvedimenti presi con un chiaro disegno pedagogico ed educativo, ma solo dei “tagli mascherati da riforma”. La recente riorganizzazione della valutazione e degli esami conclusivi dei tre cicli scolastici è anch’essa una “riforma”, tra virgolette, cioè dei “tagli mascherati da riforma”. Una commissione di soli professori interni costa meno di una commissione con anche professori esterni. Due prove scritte costano meno di tre. Apprezziamo il fatto che le prove Invalsi escano definitivamente dalla valutazione dell’esame finale, come sarebbe dovuto essere fin dall’inizio, ma rimane gravissima l’esclusione automatica dall’esame finale della scuola secondaria di secondo grado per gli studenti che non abbiano fatto le prove Invalsi e che non abbiano partecipato alle attività di alternanza scuola-lavoro secondo scelte non effettuate da loro medesimi ma dal dirigente scolastico (in pratica diventerà obbligatorio per tutti gli studenti lavorare gratis nel triennio finale della scuola secondaria di secondo grado per 200 o 400 ore, a seconda del tipo di scuola frequentata). E se uno studente non potesse sottoporsi alle prove Invalsi o partecipare all’alternanza scuola-lavoro per motivi di salute, che cosa succederà?
E poi non possiamo fare a meno di notare che che nella stesura di questa “riforma” nessuno si è preoccupato di capire quale sia veramente la ricaduta educativa, pedagogica o pratica del non poter più bocciare alla scuola primaria o alla secondaria di primo grado. Così come non ci risulta che dietro l’idea spacciata come geniale di usare le lettere al posto dei numeri ci sia alcuna teoria pedagogica. Non ci risulta che sia stato consultato alcun esperto di pedagogia o di docimologia, la scienza della valutazione. E non è che in Italia scarseggino, anzi. Chi ha partecipato qualche volta al convegno Erickson di Rimini sulla qualità dell’integrazione scolastica avrà visto con i suoi occhi quale sia veramente lo stato dell’arte della pedagogia e della didattica nel nostro Paese. Fin ora quasi nulla di tutta questa conoscenza è arrivata nelle nostre scuole, e in particolare con la legge 107 (c.d. La Buona Scuola) sono state introdotte solo misure pseudo-pedagogiche (della vera e propria fuffa, a detta di qualsiasi esperto), spacciandole per idee geniali, grazie anche alla stampa amica. E’ attualmente allo studio una “riforma” simile anche per il sostegno.
Noi PSP – Partigiani della Scuola Pubblica intendiamo, con questo articolo, sfidare il PD che ha prodotto questa legge e le sue deleghe in bianco a dire pubblicamente quale pedagogista sia stato consultato e che teoria pedagogica è stata seguita per decidere che d’ora in poi fino alla scuola secondaria di secondo grado la valutazione verrà fatta con le lettere al posto dei numeri, e che non sarà più possibile bocciare nessuno studente, se non in casi eccezionali (decisi poi da chi, tra l’altro?).
Sappiamo già che non potranno rispondere in alcuna maniera. La mancanza di competenza di questo governo, ben dimostrata anche dalle assurde campagne comunicative del ministro Lorenzin, ormai è sotto gli occhi di tutti.