I partiti sono ormai partiti?


 Una citazione ci sta sempre bene. Quando l’anima di Ettore appare ad Enea per avvertirlo di salvarsi, gli precisa che non c’è più niente da fare: “Se fosse possibile che Troia viva, l’avrei difesa io”; e, conclude invece, è finita, e il Fato vuole così. Gli antichi, quando non volevano beccarsi un mal di testa a cercare spiegazioni, se la cavavano con gli dei o qualcosa del genere.

 Io non posso applicare alla politica italiana la categoria del Destino: figuratevi voi se le tre Parche si disturbano per le scartine che occupano abusivamente le cronache televisive e giornalistiche!. Perciò sono costretto a ragionarci sopra.

 Lasciatemi dire che, in questo periodo di colla tra le terga e la poltrona, e in cui i politici non si staccano manco con la motosega dal posto, le dimissioni di Zingaretti sono un fatto raro, e forse ammirevole; e non credo sia una machiavellata per chissà qualche manovra. Uno che dice “mi vergogno del mio partito” (testuale!) non può tornare a farne il segretario; a rigore, nemmeno l’iscritto.

 L’iscritto? Ragazzi, alle regionali dell’anno scorso la Lega di Soverato ottenne, mi pare, un seicento voti; ebbene, io conoscevo di persona una ventina di simpatizzanti, oggi molto ridotti; e di questi, credo molti di meno abbiano una tessera con pagamento di quota sociale. Quanto al PD, più o meno la stessa cosa. Se questi due partiti, e anche gli altri, volessero tenere delle riunioni di iscritti iscritti, sarebbero quattro, tre amici al bar.

 Ci furono tempi – diciamo gli anni 1900 – 1980 – in cui a scuola, se arrivava uno nuovo, non gli si chiedeva mica per quale squadra tifasse, ma di che partito fosse, e quello rispondeva con la tracotanza di Farinata, A viso aperto. E nel 1963, l’intera III mia media, tranne un paio, andò ad iscriversi alla Giovane Italia. E si tenevano infuocati comizi… e avvennero anche cose orrende, anche se sarebbe ora che uno storico sfaccendato vada a spulciare documenti. Io, storico indaffarato, vi comunico solo quanto segue: le bombe non le mettono i dilettanti, se no saltano in aria come è successo; le mettono i professionisti, anche se magari le porta a destinazione un pollo, rozzo o intellettuale che sia. Però la lotta politica vide anche morti e stragi.

 Poi tutto finì, e per una ragione evidente, di cui però nessuno storico ufficiale vuole prendere atto. Le ideologie nacquero per affrontare le grandi questioni della società industriale dal XVIII al XX secolo. In ordine: liberalismo e liberismo; varissimi socialismi; costituzionalismo borghese; marxismo; dottrina sociale cattolica; bolscevismo; fascismo; nazionalsocialismo… Oggi, che se le industrie potessero assumerebbero solo robot; e dico le industrie, non gli industriali, che non esistono più; e quando il marito è operaio e la moglie è medico… concetti come lotta di classe e roba simile sono come la Prussia in Germania: si trova solo sugli atlanti storici.

 I partiti del 2021 sono dunque fantasmi di se stessi, che si aggirano nel mondo dei vivi solo perché le istituzioni italiane sono quelle del 1948, quando l’Italia era zeppa di democristiani, comunisti, e fascisti o rimasti fascisti… o rapidamente riciclati, che però se m’incontravano di nascosto mi davano la quota per la sezione del MSI, e, se sicuri di non essere visti, salutavano romanamente.

 Che fare? Molto semplice.

  1. Le liste elettorali si presentano solo con firme;
  2. Anche i partiti devono prendere le firme (sai le risate, a Soverato!);
  3. Le firme possono essere autenticate solo da impiegati comunali in orario di servizio e luogo apposito;
  4. L’eletto che cambia partito, si deve dimettere.

 Così vediamo se i partiti esistono davvero. Vi piace?

Ulderico Nisticò