I morti e le strade


 Ogni volta che subisce qualcuno un incidente, i giornali e tv danno fondo alla frase fatta di “strada/e della morte”, auspicando arterie a sei corsie invece della gloriosa 106 del 1930. A questo proposito, ricordo che essa venne tracciata come un supplemento di quello che, per il governo del tempo, era il mezzo di trasporto principale: il treno. Oggi treni non ce ne sono, e sulla 106 vi passano auto e tir a valanghe, e la strada è, al 70%, quella del 1930.

 Passano soprattutto nel breve periodo estivo che noi del Golfo di Squillace, e per riempirci la bocca, chiamiamo turismo, ed è solo flusso, con picchi sabato e domenica e migliaia di posti vuoti la mattina.

 Ogni singolo incidente ha una sua dinamica; del resto, non se ne sa nulla, anzi ci si affretta a dimenticarlo. Ma se, sulla mia Trasversale, c’è sempre il mascalzone che sorpassa in galleria, hai voglia di fare indagini: bisogna solo levargli la patente. Idem per i tripli sorpassi in zona S. Sostene – Davoli.

 Levargli, chi? Chi è il soggetto sottinteso del predicato levare? L’autovelox, dice qualcuno. Ebbene, a quanto pare non serve a niente, se in prossimità dell’altra famigerata galleria, quella di Copanello, si sorpassa e ci si immette impunemente: tranne i morti. Altri autovelox hanno fama di servire solo ad ingrassare i Comuni.

 Occorrono esseri umani in divisa: di quelli si ha paura, non delle macchinette e fotografie. Occorre che chi viola le regole venga pesantemente sanzionato, e la di lui foto messa sui giornali. Colpire uno per educarne… mille e mille.

 Intanto, a Soverato i ragazzotti dalla marmitta sonora, apposta rotta, continuano a stridere, sfrecciare e impennarsi; e appena si vede un rettifilo, il Nuvolari della domenica schiaccia l’acceleratore dell’auto. Prima vi chiedevo se aspettavate una morte: ora, purtroppo, l’abbiamo avuta… e subito sul fatto è calato un silenzio stampa che manco in Bulgaria ai tempi del comunismo. Ma guarda un po’!

 Detto questo, occorrono strade più moderne. Anche se, vi ricordo, incidenti mortali accadono anche nelle più ampie autostrade.

 Forse la verità è che la gente non è all’altezza delle auto di oggi, e non mi riferisco a Maserati e Ferrari, ma anche alla più scalcinata scatoletta, che raggiunge i 140 come niente fosse. Del resto, perché producono auto da 140 e 180, quando anche sulle autostrade il limite è 130?

 Del resto, soprattutto in questa Calabria desolata, dove devono andare, gli automobilisti impazziti? Se al lavoro, qualcuno, parta mezzora prima; ma i più, sabato e domenica, hanno solo fretta di contribuire, nel loro piccolo, al flusso; cioè arrivare a Soverato dopo aver inquinato mezzo mondo in fila tipo corteo; e cercare per ore un parcheggio vicinissimo al luogo dove poi vogliono a lungo passeggiare: che volpi! Basterebbe far pagare i parcheggi in zona Lungomare – Via Ionio, e vedrete come tutti si fermano a via Trento Trieste o al Palazzetto, e via a piedi, che fa tanto bene.

 Riassunto. Il disordine è un effetto dell’anarchia dilagante. Urgono regole, e farle rispettare senza scuse. Un corollario: se s’impongono regole, magari il ragazzino in moto e lo sfaccendato a Soverato non verranno più. Ebbene, ne abbiamo solo da guadagnare. Ricordatevi tutti che il turismo cattivo scaccia quello buono. Anzi, lo ha già da trent’anni scacciato.

Ulderico Nisticò