La persistenza di temperature largamente sopra media sta ulteriormente scaldato i mari che circondano la Sicilia. In pratica in questi giorni i mari che circondano le coste di Calabria e Sicilia si sono trasformati in un vero “brodo”, con valori molto elevati, attorno i +27°C +28°C. E picchi fino a +29°C sul basso Tirreno orientale.
Attualmente le temperature più elevate le ritroviamo proprio sul basso Tirreno, con punte che hanno oltrepassato la soglia dei +29.5°C +30,0°C proprio a largo della costa messinese, fra le Eolie e l’area di Capo Rasocolmo. Entro la prossima settimana potrebbe tranquillamente sfondare i +30°C, avvicinandosi ai record di +32°C raggiunti nell’agosto del 2003 davanti la costa calabrese.
La mappa relativa alle temperature delle acque superficiali dei mari attorno la Sicilia. Si raggiungono picchi di +29°C +30°C, proprio come sul Golfo del Messico.
Ma anche le acque dello Ionio, soprattutto a largo, lontano dall’influenza delle forti correnti di marea dello Stretto di Messina (dove risalgono le masse d’acque più fredde dal fondo dello Ionio), si sono sensibilmente riscaldate in superficie, presentando valori davvero tropicali, uguali a quelli registrati sul Golfo del Messico o nei Caraibi (+29°C).
Purtroppo questo repentino riscaldamento delle acque superficiali dei mari, oltre ad essere una minaccia per la fauna e la flora autoctona, rappresenterà anche una consistente quantità di “energia potenziale” pronta ad essere trasferita alle masse d’aria sovrastanti, per favorire lo sviluppo di fenomeni temporaleschi particolarmente violenti, capaci di scaricare veri e propri nubifragi una volta raggiunte le limitrofe aree costiere.
Purtroppo, al transito della prima perturbazione atlantica, seguito da aria leggermente più fresca, questo accumulo di “energia potenziale”, rappresentata dalle acque calde del mare, rischia di convertirsi in “energia cinetica”, attraverso lo scoppio di improvvisi e violenti fenomeni temporaleschi, accompagnati da fenomeni vorticosi, colpi di vento molto forti e nubifragi.
L’aria calda e carica di umidità, fornita dai mari caldi, al transito della prima modesta perturbazione atlantica può fornire quelle energie più che sufficienti per lo sviluppo dei temibili temporali autorigeneranti. Ossia dei nuclei temporaleschi violenti, ma molto ristretti nello spazio, che tendono a stazionare sopra una determinata area, scaricando su questa piogge di tipo torrenziali, con accumuli di oltre 200 mm in poche ore.
Questo tipo di temporali, la cui individuazione può essere immediata, tramite l’ausilio dei radar e delle movioli dei satelliti meteorologici (sia con il visibile diurno che con l’infrarosso durante le ore notturne), solo dopo la fase di formazione della nube temporalesca sul mare, già in passato si sono resi responsabili delle alluvioni lampo che hanno martellato l’intero territorio cittadino, come quella che ha investito l’area tra Scaletta e Giampilieri l’1 ottobre 2009. (tempostretto.it)