La festa dell’Epifania è una contaminazione di tradizioni popolari, tutte in qualche modo derivate da racconti evangelici.
Nato, secondo la data consueta, il 25 dicembre, Gesù viene presentato al tempio per essere circonciso e perciò riconosciuto come membro del popolo giudaico. È per questo che la genuina denominazione della festa in dialetto calabrese è “i Vattisimi”, chiamando la cerimonia mosaica con una ancora anacronistica parola cristiana. Il Battesimo di Gesù per mano di Giovanni Battista avverrà all’inizio della vita pubblica, trent’anni dopo.
Gesù, quando viene presentato al tempio, è bambino neonato; e ciò connette la festa all’infanzia.
In tutto il mondo cristiano (e in tutto il mondo, ormai, ma con deformazione laica e consumistica) la presentazione è chiamata in greco ἡ Ἐπιφάνεια, τὰ Ἐπιφάνια, ἡ Ἐπιφανία, tutti con il senso di manifestazione. Ne derivano Epifania, Befana, e in dialetto anche Pifana.
Ma i doni, che non sono compresi nel rito del tempio? Qui interviene la narrazione del Vangelo di Matteo sui personaggi altolocati, detti poi re, i Magi. Questi seguono una stella, e porgono omaggio a Gesù, sfuggendo poi agli inganni di Erode.
La parola Magi è persiana, ampiamente attestata anche in Erodoto: οἱ Μάγοι, che significa sacerdoti e sapienti dei Medi. Che seguano la stella, ne fa degli astrologi. Essi avevano portato oro, incenso e mirra; l’oro per il re, l’incenso per il Dio, la mirra per l’uomo che deve morire.
È da questo che deriva l’usanza dei doni, delegata però a una figura grottesca, la Befana, donna vecchia e, paradossalmente, povera.
I Magi acquistano sempre maggiore popolarità nelle narrazioni e nell’arte del mondo cristiano. Vengono detti tre, e si danno loro dei nomi, che hanno sapore mesopotamico e iraniano: Gaspare, Melchiorre, Baldassarre. In alcune versioni, uno di loro, di solito Melchiorre, è nero.
Vanno per il mondo a diffondere la notizia della nascita di Gesù; e di loro si racconta…
Beh, ho rappresentato, il 4 dicembre 2016, un mio dramma sacro al cospetto di mons. Arcivescovo Bertolone, nella chiesa del Monte di Catanzaro, con recitazione e canto lirico. Ringrazio, Prestavano la loro voce Daniele Tommaso Mellace e Fernanda Iriitano, accompagnati da Serena Mustari e Amedeo Lobello agli strumenti.
Hanno recitato Anna Rotundo, Lucia Scuteri, Pino Vitaliano; e, nella parte dei Magi, tre giovani del Centro Calabrese di solidarietà: Francesco, Giancarlo e Rocco.
Il lavoro è stato ripetuto a Chiaravalle, nella Matrice.
Un curiosità che ci riguarda da vicino. La famiglia provenzale dei Bals, poi Baux, in italiano Del Balzo, si vantava discendere da Baldassarre; e il suo grido di guerra, poi passato in proverbio in Francia, era “au hasard, Balthasar”. Furono anche feudatari di Squillace.
Ricordiamo qui che si chiamava Baldassarre un nostro eroico Caduto, il parà Sinopoli.
Chissà cosa ci porterà la Befana, il 26 gennaio? Stando alle premesse, cenere e carbone.
Ulderico Nisticò