Sta per finire il 2020, e la Calabria se ne frega degli avvenimenti del 1820, due secoli fa, e quindi dei fratelli Florestano e Guglielmo Pepe, che ne furono protagonisti. Poco male, se ne fregò, la Calabria, di s. Francesco, Telesio, Campanella, Sirleto, s. Nilo, Giglio… Se ne fregò la Regione con le Province e i Comuni; se ne fregarono le Università, eccetera.
Ora magari lo scemo del villaggio chiederà cosa ho fatto io per i Pepe: ebbene, senza ricordare articoli e citazioni nei miei libri, sappiate che ho dato, anni fa, uno spettacolo a Squillace; e dovevo ripeterlo il 4 maggio scorso alla caserma Pepe per i militari e le scuole, rinviato a tutt’oggi per covid. Io dunque, tranquillo con la mia coscienza, chiedo come mai la Calabria se ne freghi.
E io lo so, per profonde ragioni psicanalitiche. I due Pepe non furono vittime, malati, “diversamente abili”, morti di fame, finti invalidi per scansarsi la naia e prendere soldi; macché: sanissimi, robustissimi, pronti a qualsiasi evenienza; e, Guglielmo, anche insigne donnaiolo. Tipi del genere sono politicamente scorretti, per la piagnona e militesente cultura ufficiale calabrese. Ora ne parlo io.
Tra i due, io preferisco di gran lunga Florestano, e per questo gli amici di Squillace ce l’hanno un po’ con me; ma la storiografia militare, che è seriosa, a Florestano ha intitolato la caserma di Catanzaro; a Guglielmo ho trovato solo una caserma dei CC a Capua. Comandò, Florestano, l’esercito napoletano in Russia, a Danzica, a Lipsia, e fu gran parte contro Behauarnais in Lombardia e contro gli Austriaci nelle Marche; operò con forza e saggezza contro la Sicilia ribelle nel 1829; avrebbe forse fermato l’invasione austriaca nel 1821, se i suoi generali, Guglielmo in testa, non avessero – da buoni meridionali – passato più tempo a litigare tra loro che a combattere il nemico. Morì, rispettato, a Napoli nel 1851.
Guglielmo, bisogna ammetterlo, è più affascinante, per quanto confusionario, anzi proprio per questo. Guidò il pronunciamento liberale nel ’20; nel ’48, inviato da Ferdinando II, ottenne successo contro gli Austriaci a Curtatone e Montanara, permettendo la vittoria piemontese di Goito; passò poi a comandare la difesa di Venezia, dove lo ricorda un imponente monumento; ed è tra i protagonisti del romanzo del Nievo. Morì a Torino nel 1855. Io gli ho dedicato, per parlarne male, uno spettacolo a S. Andrea, che lui con i Francesi saccheggiò nel 1806, alla faccia del patriota.
In America, comunque, avrebbero girato seimilaseicentosessantasei film su entrambi; in Giappone, a cartoni animati. Boh, io, a modo mio, e grato ai miei amici, appena passa il covid darò lo spettacolo in cambio di una pizza…
…forse. E non mi fate ricordare quelle che sto ancora aspettando, e a quest’ora lievitano come mongolfiere. Io dormo sereno, però; gli assessori regionali dal 1970 all’attuale, no; le Università, ancora meno: dormono e basta. Poi dite che la Calabria è l’ultima d’Europa? Colpa sua.
Ulderico Nisticò