I fondi europei e i giornali nazionali


 I miei amici meridionalisti della domenica sono come i Borbone nel 1859-60, che non leggevano i giornali, e non seppero che Napoleone III e Vittorio Emanuele II con Cavour si stavano spartendo l’Italia, e Garibaldi stava comodamente partendo per Marsala. I miei amici non leggono che oggi, 20 marzo 2023, anche i giornali nazionali lanciano l’allarme: il Meridione rischia non spendere i fondi europei di sua spettanza, i quali fondi invece che al Meridione andranno ad altri.

 Viene rilevato che il peggio lo fanno i Comuni. Non so fino a che punto siano informati che la Calabria – ognuno piange i guai suoi, quindi parlo della Calabria – conta 404 Comuni per una popolazione effettiva di un milione e mezzo di anime. Sono dunque Comuni pochissimo popolati, ed è statisticamente difficile che tra cinquecento anime, spesso anche meno, spunti un genio capace di progetti europei da pensare, scrivere in buon italiano, tradurre…

 Ora i meridionaldomenicali se la prenderanno con il suddetto Garibaldi; altri, più istruiti, con gli Spagnoli; con i Romei, nessuno perché secondo gli storici calabresi quelli erano tutti monaci, e pare brutto! Ahahahahahahahah!

 Sì, ma c’è poco da scherzare, di fronte all’idea che la Calabria ha in mano tre miliardi di euro (seimila miliardi delle quondam lire), con cui potrebbe creare economia e lavoro, e invece rischia di regalarli a Madrid, Praga, Parigi, oppure a Milano: tutti luoghi dove invece i progetti li fanno, e i soldi effettivamente li spendono.

 Qui faccio appello al governo Meloni: urge commissariare i Comuni calabresi, obbligandoli a consorziarsi se non capaci (e non lo sono!); consorzi di almeno 20.000 abitanti. Nel nostro caso, l’intero Basso Ionio catanzarese. Commissariare, inviando tecnici con pieni poteri. I sindaci faranno tutti ricorso al TAR, ovvio, e, altrettanto ovvio, il TAR darà loro ragione: ma intanto i progetti saranno stati scritti e spediti; e “capo ha cosa fatta”, Inf. XXVIII.

 E non spacciate i Comuni per poleis della fu Magna Grecia: sono invenzioni di Giuseppe Bonaparte nel 1807 o di Murat nel 1811. Qui di Magna c’è solo che i nostri tre miliardi se li mangiano altri. E sarà tutta e solo colpa nostra, e non del viceré Toledo o di Fabio Massimo o altri a caso. Tanto, i meridionaldomenicali la storia la conoscono solo così: a caso.

Ulderico Nisticò