I calabresi di Santa Eufemia ad Amaroni


 Il romanzo di U. N. Santa Eufemia de Córdoba, con postfazione di Pino Vitaliano, è un po’ storico e un po’ contemporaneo, e sarà presentato questa sera ad Amaroni, palazzo di città, h. 21.30.

 Tra le tante cose in poche dense pagine, si legge che ancora oggi, nel 2024, gli abitanti del paese di Santa Eufemia, in Spagna, sono chiamati Calabresi, e Calabrese è la squadra di calcio, eccetera. Come mai? Ma perché la tradizione vuole che il paese sia stato fondato da cavalieri calabresi, quando, al servizio di Alfonso VII l’Imperatore (1126-57), sconfissero i Mori, con il grido di battaglia, appunto, “Santa Eufemia”. Il romanzo, con una piccola licenza poetica, retrodata la vicenda ai tempi del conte Ruggero, con personaggi di altissimo livello come lo stesso Ruggero, il suo amore Giuditta, la ferrea terza moglie Adelasia, Boemondo, san Bruno; e gli ultimi ostinati greci nemici dei Normanni… Insomma, un argomento chiave ed emozionante della storia calabrese. In più, i ricordi dell’autore, incluso il Sessantotto che tutti dicono di aver fatto ma non è vero; e lui sì.

 Chi vuole venire, o comunque leggere, si accomodi. Devo tuttavia far notare al cortese lettore che, se questa notizia dei Calabresi di Spagna fosse stata una faccenda americana, a Hollywood avrebbero girato una ventina di film; in Giappone, una serie a cartoni animati; in Toscana, ci sarebbero gemellaggi e visite reciproche; eccetera.

Della Calabria spagnola, in Calabria, nella Calabria italiana, non gliene strafrega niente a nessuno; ovvero:

– Regione Calabria e relativi assessori a scuola e cultura;
– Province;
– Comuni;
– Università;
– Giornali…

 Gli intellettuali non li nomino nemmeno. Infatti, la vicenda di Santa Eufemia iberica, e quindi il romanzo, non contengono nessunissimo piagnisteo, quindi non possono produrre pr€mi e cittadinanze onorarie segue cena. Di conseguenza, gli intellettuali, tutti muti.

 Poi vi pare strano che la Calabria – la nostra, questa – sia l’ultima d’Europa?

Ulderico Nisticò