Invece di scagliarsi contro gli operatori sanitari, forse sarebbe il caso di chiedere conto di questo disastro ai padroni del vapore.
Da anni denunciamo gli enormi rischi che corrono i calabresi a causa della “demedicalizzazzione” del servizio 118.
La chiusura di postazioni sul territorio e la progressiva riduzione dei medici a bordo delle ambulanze (decrepite) comporta la riduzione delle possibilità di sopravvivenza dei pazienti critici.
Eppure si è scelto di andare in direzione ostinata e contraria rispetto a quanto indicherebbe il buon senso: ovvero
privilegiare, nella attività di emergenza territoriale, la tempestività e la capillarità degli interventi.
Come si è potuto pensare di tagliare il servizio ed i medici a bordo delle ambulanze per risparmiare, dimenticando che quel servizio può salvare una vita umana?
Come tutto questo sia potuto accadere nell’assordante silenzio dei sindaci, visto il loro ruolo di massimi responsabili delle condizioni di salute della popolazione, rimane un mistero.
E non ci sono parole, infine, per chi ha “tradito” la professione medica approvando dei protocolli che prevedono la sola presenza di infermieri a bordo delle ambulanze.
Sacrificando sull’altare del profitto la salute dei calabresi.
Una sanità pubblica scientificamente distrutta, come se vi fosse una regia occulta per favorire i privati.
In tutto questo il Commissario della sanità calabrese si diletta ad invitare alla delazione, tanto da aver pomposamente lanciato “SaniBook” ovvero uno strumento utile solo a denigrare la sanità pubblica.
Uno strumento per celebrare lo sfascio mentre ai cittadini si nega il diritto alla salute.
Che dire…se il commissario alla sanità avesse senso di responsabilità si sarebbe dimesso da tempo.
Ed invece continua a
ballare spensieratamente sul ponte del Titanic.
Francesco Di Lieto (Codacons)