Il nuovo anno scolastico prende il via sotto il segno della “buona scuola”. La riforma della scuola targata Matteo Renzi prevede molti cambiamenti. Tuttavia, i sindacati puntano il dito contro un problema importante, che il premier aveva promesso di affrontare , ma che, invece, è rimasto irrisolto: il sovraffollamento delle classi, fonte di disagio per studenti e docenti.
E’ sempre stato mal visto nel mondo della scuola l’ aumento del numero di alunni nelle aule, determinato dalla precedente riforma Gelmini, che ha portato alla formazione delle cosiddette “classi pollaio”, difficili da gestire, sia dal punto di vista della didattica che della sicurezza.
“Di fatto – lamenta Nino Tindiglia, coordinatore regionale Gilda- questo punto della precedente normativa non è stato affatto modificato. Ad esempio, la legge prevedeva, e ancora prevede, che le classi iniziali delle scuole superiori debbano essere formate da un numero minimo di 27 alunni, incrementabile del dieci per cento. Questo aspetto non è stato toccato. La buona scuola ha solo finto di risolvere il problema, consentendo al dirigente una ricomposizione interna delle classi, cioè spostando allievi da un classe più numerosa ad una con meno alunni, ma senza la possibilità di creare nuove classi, quindi senza aggravio per lo stato”.
Più ottimista Stefania Giannini, che fa il punto della situazione. In merito al reclutamento dei docenti il ministro invita a non usare parole come “deportazione”, rassicurando che “la mobilità dei docenti assunti non sarà superiore a quella che è stata finora con le supplenze, ma sarà forse un po’ inferiore”. Secondo la Giannini, si tratta di “un piano straordinario di assunzioni che ha l’ ambizione di porre fine alla piaga sociale della scuola, cioè la discontinuità didattica legata al precariato”. Sul preside-sceriffo, il ministro rassicura: “Con la Buona scuola non si danno super poteri ai dirigenti scolastici. Il processo di valutazione dei presidi lo introduciamo noi – ha aggiunto – la legge dello Stato lo aveva già previsto quando si è passati da preside a dirigente scolastico. I presidi sono già dirigenti dello Stato, però non è mai stato affidato loro un compito preciso di responsabilità delle proprie decisioni su cui poi essere valutati. Faremo questo a partire da quest’anno”.
Il ministro dell’ istruzione parla anche degli interventi messi in atto dal governo in materia di edilizia scolastica, tra cui la presentazione dell’Anagrafe scolastica. Dall’anno scorso –afferma – abbiamo stanziato 1 miliardo e mezzo per lavori di abbellimento, nuova edificazione e ristrutturazione e i lavori stanno andando bene. Se molte scuole non sono a norma è perché il 55% degli edifici è stato costruito prima degli anni 70, quando il collaudo formale non era richiesto. Ma ogni anno – ribadisce – ogni scuola ha un controllo e la certificazione di sicurezza. Le nostre scuole sono sicure”. La Giannini ricorda, poi, le novità introdotte con la Buona scuola per il potenziamento dell’offerta formativa, dalla lingua straniera alla musica, alla storia dell’arte.
Tra i motivi di dissenso continuano ad esserci i criteri per le assunzioni dei precari, il ruolo del preside manager, la valutazione degli insegnanti, gli sgravi fiscali per le paritarie e lo school bonus. Riguardo alle assunzioni, i sindacati contestano il fatto che i docenti che entreranno in servizio a settembre serviranno, in realtà, solo a coprire i posti lasciati liberi dai neo pensionati, mentre tutti gli altri precari storici dovranno aspettare il prossimo concorso.
Sempre criticata la figura del preside manager, se pur ridimensionata nel corso del dibattito, in particolare la facoltà di chiamata diretta dei docenti e di assegnazione dei premi agli insegnanti più meritevoli. Contestatissimi anche gli sgravi fiscali, fino a 400 euro l’anno, per le famiglie che sceglieranno di mandare i propri figli alle scuole paritarie.
La mobilitazione contro la Buona scuola, dunque, proseguirà nei prossimi mesi.
“Giorno 11 settembre – annuncia Nino Tindiglia- si terrà, a Roma, un’ assemblea nazionale di tutte le rappresentanze sindacali unitarie delle varie sigle sindacali, per discutere sulle iniziative da intraprendere per abrogare o modificare questa pessima legge”.
Antonella Mongiardo