È un anno e mezzo che si combatte sul Don, e nessuno ha fatto niente di concreto per trovare una soluzione: l’ONU è un ente inutile che pilucca stipendioni; l’Europa (dis)Unita non conta niente in politica internazionale, anzi non ci prova nemmeno; la diplomazia vaticana spero stia facendo qualcosa in segreto, ma in palese non se ne vedono frutti.
Ora in atto una guerra in Terra Santa… o piuttosto l’ennesima fase di una guerra che, con precedenti, dura dal 1947. Anche in questo caso, UE, ONU eccetera, semplicemente non esistono. Ed è dal 1947 che si sente parlare di pace, e con tale intensità che, se le parole fossero fatti, il problema sarebbe risolto e da un pezzo dimenticato; purtroppo, furono e sono solo parole.
E quelle parole che sentiamo non sono mai di pace, ma di schieramento a favore e contro; e gli schierati lo fanno, con tutta evidenza, per finalità elettorali interne a ogni singolo Stato, e quasi mai per la pace sul serio. E siccome le parole non costano niente, le dicono tutti a ruota libera, soprattutto se a favore di telecamere. Se posso dare anche io un suggerimento, propongo di affrontare la questione solo in termini di “Stato d’Israele” e “Palestinesi”, con divieto di qualsiasi altro fraseggio e ideologia.
Chi vuole la pace, dovrebbe mantenere un atteggiamento di distacco anche nei toni, per far capire, e far sentire corporalmente ai due contendenti che la comunità internazionale pretende cessi una condizione di vera pandemia bellica!
Si può fare anche qualcosina di pratico, come per esempio delle sanzioni. Diceva Napoleone che “il denaro fa la guerra”. Non so se sono stato chiaro!
Ulderico Nisticò