…pare abbia detto Mao in non so quali circostanze. Grande è nel 2024, se in USA sono sull’orlo della guerra civile, non appena la polizia userà proiettili di piombo invece di gomma, e muore qualcuno; cosa che in America, con la polizia, spesso succede. E siccome i cattivi esempi USA fanno scuola in Europa…
Il quadro fosco sono le due guerre in corso, quella sul Don e quella in Terra Santa. Le due guerre hanno in comune l’evidenza che nessuno vince e nessuno perde; e la storia è zeppa di conflitti iniziati in un modo e finiti in tutt’altro modo, anzi dimenticando l’inizio. Dieci anni dopo la scappatella, di Elena non importava nulla manco a Menelao, e la fu bella donna era anche notevolmente invecchiata; e la Seconda guerra mondiale, iniziata con la scusa di lasciare Danzica “città libera” finì regalando a Stalin l’intera Polonia e un altro bel po’ di roba.
Così, se lo Stato d’Israele avesse vinto entro il mese di ottobre 2023, oggi non ce ne ricorderemo, come ci sfugge di mente l’infinita serie di scontri tra Ebrei e Arabi dal 1947 con precedenti dal 1929. E invece Netanyahu è riuscito a passare a tutta velocità dalla parte del torto anche rispetto al 7 ottobre, lasciandosi dietro migliaia di morti, senza però riuscire a vincere. E le guerre non prevedono il pareggio: chi non vince, perde.
L’effetto è che l’opinione pubblica mondiale sta assumendo un atteggiamento di forte protesta, contro il quale non vale nulla ogni del resto debole conato di propaganda; anche quella dei giornali italiani di destra, che non coincide con i sentimenti dei loro lettori; e, fidatevi, della destra in genere: e da qualche parte qualcuno lo sa benissimo per esperienza personale di piazza.
Quanto alla guerra sul Don, è ormai da trafiletto; a parte Macron con velleità napoleoniche; e memoria poco ferrata di come finì a quelle parti al Napoleone vero.
Nessuno fa niente, tranne parole al vento. L’ONU è una spesa inutile, e c’è sempre il veto americano; l’Europa (dis)Unita non ci prova nemmeno a parlare; gli USA parlano di pace e vendono armi. “Due popoli, due Stati” è una formula che accontenta le orecchie, a patto di non entrare nei particolari.
Chissà se il prossimo parlamento europeo sarà un tantino meglio dell’attuale casa di riposo per politici in pensione; e dirà qualcosa di serio? Siccome siamo in par condicio, non vi spiego cosa penso delle candidature; capitemi alla lettera: non parlo, in questa sede, di partiti, ma di persone.
Voterò, ma per chi ve lo dico il 10 giugno prossimo. Tranquilli tutti: io conto un voto, 01.
Ulderico Nisticò