La Marina di Soverato nacque e prosperò quasi solo per continui apporti di forestieri: una prima ondata, i commercianti e gente di mare calabresi, siciliani, napoletani, amalfitani, pugliesi; poi il terziario. Franco Grisafi, della lontana Sciacca “in vista dell’Africa”, diceva, fu per anni segretario comunale e in seguito giudice di pace, e, divenuto calabrese per matrimonio, viveva a Soverato.
Viveva a Soverato, non abitava a Soverato: e i due concetti non sono minimamente coincidenti. Tanti hanno casa in città, e se è vero che spesso lavorano altrove da lunedì a venerdì, non è che si diano da fare per partecipare alla vita sociale nemmeno sabato e domenica. Soltanto, abitano.
Grisafi, pur ormai molto anziano e non più sorretto da ferma salute, era attivamente presente in ogni buona e decorosa circostanza della città, e mai faceva mancare la sua bonaria autorevolezza, la sua cordialità autorevole. Uomo di acuta formazione giuridica e di grande buon senso (anche queste due cose non troppo spesso camminano assieme!), sapeva consigliare e ammonire senza mai far pesare la sua parola: amico di tutti nel rispetto dei ruoli.
Ha dato vita alla Libera università della terza età, e il suo ultimo atto pubblico fu di riunirci per decidere cosa fare per questo ventiduesimo anno. Ventidue anni, in una realtà precaria come quella calabra e soveratese, sono un enorme fatto culturale e sociale; e siccome “natura delle cose è il loro nascimento”, il merito è del padre, Franco Grisafi.
Non è una sfilata di noiosi eruditi, l’Uniter, ma sa alternare i momenti culturali e quelli sociali e quelli ludici e il teatro e la musica e le gite e le cene e produrre cultura e libri. Ci vuole fantasia, e Grisafi ne aveva. E ci voleva la chiarezza di dire che a frequentare l’Uniter come docenti o come discenti non c’era e non c’è nulla da guadagnare: solo il piacere purissimo della cultura e dello stare assieme.
Come presidente storico, possedeva una virtù rarissima: non era un accentratore, se mai un ricercatore di talenti, e stimolava le iniziative di tutti; e negli anni l’Uniter ha visto presenti tantissimi amici venuti anche da molto lontano.
Per tutto questo, poteva dire “adsum” in vita terrena, e può dirlo tuttora: presente in spirito. Bisogna dunque che la creatura di Franco Grisafi viva senza e con Franco Grisafi. Vive perché il programma sarà attuato; e vivrà se avrà seguito, e iscritti e amici.
Con Franco, per altri molti anni.
Ulderico Nisticò