È stata una grande festa della musica e dei popoli la produzione originale del Festival d’autunno, dal titolo Taragnawa – Moroccan tarantella, presentata in prima nazionale assoluta a Montauro.
L’ultimo appuntamento dell’anteprima estiva del festival, è stato infatti un tripudio di musiche e ritmi che hanno coinvolto pienamente il pubblico. Complice una splendida luna che illuminava la spettacolare Grangia Sant’Anna, scenario che si rivela sempre perfetto per sperimentazioni di questo tipo, l’unione tra la cultura popolare calabrese e quella degli Gnawa, popolazione del Marocco, ha centrato il colpo: tutti i presenti sono stati travolti dalle sonorità dell’ orchestra mediterranea in scena, qualcuno ha anche deciso di approfittare delle aree lasciate a disposizione per ballare in gruppo ai lati della platea. Sul palco un ensemble di musicisti d’eccezione: capitanati da Danilo Gatto, all’organetto e alla zampogna, c’erano anche Mohcine Ramdan che ha cantato insieme a lui per quasi tutto il concerto, oltre a suonare il guembrì e l’oud, Osama El Karrichi alla chitarra e al tbal, Francesco Loccisano alla chitarra battente, Antonio Critelli alla lira calabrese, alla pipita e alla zampogna, Alessandro Darsinos al darabukka, al bendir e al tbal, Andrea Piccioni ai tamburi a cornice, Filippo Scicchitano al basso e al contrabbasso. Cinque calabresi – Piccioni lo è d’adozione -, un greco, due marocchini, ai quali si sono affiancati due ospiti altrettanto straordinari, il gambiano Alieu Saho alla kora e il senegalese Elhadji Djibril Mbaye al djembe. Questi ultimi si sono aggiunti nella seconda parte della serata, dopo che la scena era stata dominata dal duo strumentale Loccisano – Piccioni, per infiammare letteralmente la platea e per completare ulteriormente questo viaggio in musica sulle sponde del Mediterraneo.
Per iniziare il concerto di questo melting pot musicale, Gatto & Co. hanno scelto un brano simbolico per l’occasione, “Caru cuginu”, giusto per scaldare l’atmosfera. Poi è stato un susseguirsi di brani calabresi e africani, che si sono intrecciati perfettamente, mescolando le sonorità in un unicum esplosivo di energia e bellezza. Da “Khali” a “Taila”, passando per “Ciopa”, “Raya”, “Maimuna” e “Barilli”, la “Tarantella Zu Nicola”, “Cumpagni”, “Kora”, “E simu arrivati”, “E soudani”, tra le tante altre, un posto di rilievo lo ha avuto il brano che dà il titolo all’intero progetto, “Taragnawa”, che riprende un altro esperimento di una ventina di anni fa, oggi arricchito da ulteriori contaminazioni e con un repertorio rinnovato e originale.
A chiudere questo spettacolo live di straordinaria potenza e suggestione, in perfetto accordo con lo spirito “dionisiaco” della musica popolare, il bis acclamato dal pubblico: “Garibaldi”. Quasi o forse non abbastanza scontato, il messaggio di pace e di fratellanza insito in tutto il progetto: al di là di ogni razzismo e intolleranza, Gatto ha voluto salutare i presenti dedicando un pensiero ai conflitti in Medio Oriente in questi mesi. «Il Mediterraneo in questo momento è un mare di guerra, noi vorremmo diventasse un mare di pace, anche attraverso la musica», ha avuto modo di dire in merito.
«Dopo il successo dello scorso anno di TarantaCeltica, quando sullo stesso palco della Grangia Sant’Anna si sono ritrovati a suonare insieme musicisti calabresi e irlandesi, ho voluto ospitare questa prima nazionale, realizzata in coproduzione con il Festival d’autunno – ha detto il direttore artistico Antonietta Santacroce – perché esempio di integrazione tra comunità che convivono perfettamente come la loro musica, ognuna mantenendo inalterata la propria identità, ma capace di esplorare e sperimentare sonorità nuove, coinvolgenti e allo stesso tempo sorprendenti».