Giù le mani dalle spiagge libere!


La direttiva Bolkestein, ricordiamo, impone agli stati membri dell’Unione le regole della concorrenza commerciale, senza alcun limite in tutte le attività di servizio dove, per servizio si intende (articolo 4) “ogni attività economica che si occupa della fornitura di una prestazione oggetto di contropartita economica”, pertanto, la direttiva impone la privatizzazione di tutti i servizi.

Va ricordato che tale Direttiva ha delineato su scala europea una generale linea di privatizzazione di ogni tipologia di servizio, compresi la sanità e l’istruzione, mettendo a repentaglio il modello sociale europeo che distingue tra i servizi orientati verso l’interesse pubblico generale e quelli che invece possono essere ragionevolmente commercializzati

Va ricordato che il partito del Presidente Occhiuto, Forza Italia, ha votato a favore della Direttiva.
A suo tempo gli unici ad avere votato contro sono stati Prc, Pdci e Verdi.
Le giravolte del Presidente Occhiuto, per ottenere consensi elettorali, lo hanno portato ad adottare una delibera di Giunta regionale con la quale si ribadisce la volontà di non bandire alcuna gara, obbligo ribadito più volte dal Consiglio di Stato e ovviamente dalla direttiva Ue abbondantemente scaduta.
Ma il Presidente Occhiuto, in assenza di norme italiane in merito (nella delibera c’è scritto testualmente: “ad oggi non sono stati emanati i decreti legislativi di riordino e semplificazione della disciplina in materia di concessioni demaniali marittimi), ha pensato furbescamente di prorogare di fatto le concessioni agli attuali gestori in virtù di un principio di non adesione alla direttiva stessa.

Altra motivazione, posta a base di tale decisione, è quella della non applicabilità di tale Direttiva europea alla Calabria in quanto il nostro territorio non è caratterizzato da “scarsità della risorsa demaniale marittima.”, vale a dire: abbiamo tante spiagge libere e, quindi, se a gara si deve andare lo si fa riducendo gli spazi liberi che ancora esistono nella nostra regione, naturalmente a scapito del nostro patrimonio naturale.

Questa decisione è in linea con la scelta operata da questa giunta regionale di devastazione ambientale e sociale della Calabria (Ponte sullo Stretto, impianti eolici per terra e per mare, rigassificatore, ecc.).
L’altra furbata consiste nel demandare “alle amministrazioni comunali, in virtù della legge regionale 21 dicembre 2005, n. 17, che delega le funzioni in materia di gestione del demanio marittimo ai comuni costieri, la valutazione in ordine alla scarsità o meno della risorsa spiaggia, vale a dire: io mi becco i voti e voi sindaci vi assumete le responsabilità.

Al netto dell’inesistenza di qualsiasi possibilità che l’Europa conceda il privilegio alla Calabria di decidere come meglio gli si aggrada è certa la pesante sanzione comunitaria ai danni della Regione Calabria e dei suoi cittadini che pagheranno in prima persona, con buona pace di Occhiuto.
Sia chiaro che noi non parteggiamo né per chi vorrebbe la proroga delle concessioni in atto, né per chi vorrebbe che invece venissero indette gare pubbliche prevedendo concessioni a scadenza e non “sine die” così come prevede la direttiva europea Bolkestein, e come da sentenza del Consiglio di Stato.
La seconda ipotesi ai più potrebbe sembrare quella più corretta, ma a noi non appassiona questa diatriba.

Noi siamo interessati a scelte che impediscono l’ulteriore estensione degli spazi da concedere che non fa altro che ridurre lo spazio pubblico e l’uso collettivo.
Di questo passo i cittadini calabresi, padroni di casa e abituali frequentatori di spiagge libere, si troveranno nella paradossale situazione di poter usufruire delle spiagge più belle soltanto prima o subito dopo i due mesi estivi di luglio e agosto a meno di poter pagare cifre esorbitanti negli stabilimenti.
Noi chiediamo che le spiagge siano libere con i servizi necessari quali bagni, docce e bagnino, a prezzi accessibili a tutti, non abbiamo bisogno degli orribili letti a baldacchino che si vedono in tanti posti, così come non abbiamo bisogno di spiagge trasformate in discoteche o luoghi per concerti.

Noi chiediamo che gli spazi destinati a stabilimenti siano una parte minoritaria delle spiagge che devono continuare ad essere fruibili da tutti, che quelle più fragili siano sottratte ad un peso antropico tale da farle sparire tra non più di qualche decennio.
Ma tutto questo avrebbe bisogno di una classe politica che facesse finalmente gli interessi generali dei calabresi e avesse una visione di sviluppo e futuro di questa terra nella prospettiva di liberazione ed autodeterminazione di un intero popolo.

Sempre a livello regionale il rapporto di Legambiente segnala “il valore particolarmente elevato – in rapporto alle altre regioni – «delle concessioni balneari, che corrispondono al 13,8 per cento del totale italiano. In Calabria – dove ci sono 614 km di spiagge – il totale di concessioni di demanio marittimo è di 4. 665, delle quali 1. 677 per stabilimenti balneari, per un totale del 29,4 % di costa sabbiosa occupata. Tutte queste ragioni dovrebbero indurre la Regione Calabria a limitare l’occupazione delle spiagge, alzando il relativo limite regionale, attualmente solo del 30% a fronte del 60% di altre regioni come Puglia e Sardegna. La prospettiva verso cui occorre andare, insomma, è ben altra rispetto a quella prospettata dalla giunta regionale». C’è sempre tempo.”

Noi apparteniamo a coloro che si sono opposti alla direttiva Bolkestein perché riteniamo che le logiche di mercato non debbano regolare la vita collettiva.
La si smetta con la demagogia corporativa e si cerchino soluzioni per tutelare il lavoro non la rendita. Le concessioni su beni demaniali come le spiagge vengono vendute da privato a privato per cifre di milioni di euro come se si trattasse di proprietà.

È ridicolo dire che si rischia che grandi società e ricconi acquistino concessioni dalle aziende familiari. È un processo che avviene da anni solo che lo Stato non incassa nulla. Comunque si possono fare norme che impediscano l’accatastamento.
Si fa propaganda sugli investimenti ma si è trattato di iniziative dei privati che così hanno aumentato la redditività delle concessioni.
Quasi sempre si tratta di una proliferazione edilizia che ha deturpato le spiagge, precluso la visibilità e che non è certo stata richiesta dalla collettività.
Di sicuro non si può accettare che prosegua all’infinito l’antropizzazione delle spiagge.

Potere al Popolo
Assemblea Territoriale
CATANZARO