Folletti, che passione


storia-di-folletti-moderniDa tempo, pensavo di aver perso di vista i libri di fantasia. Il mondo preferisce fare bagni di realtà, nonostante la realtà continui a banalizzarsi e deprezzarsi sempre più. Da tanto mi chiedevo che fine avesse fatto il fantastico, capace di renderci meno pesanti, meno soggetti alla forza di gravità… E mi sono imbattuta in STORIA DI FOLLETTI MODERNI, di Valeria Nisticò, volume di circa 200 pagine, edito da Europa Edizioni, di Roma.
E’ la vittoria della fantasia sulla realtà, non della fantasia come fuga, ma come allargamento degli orizzonti: perché essi non subiscano l’amaro destino di restringersi ulteriormente. La fantasia prende, in questo libro, spunto dal tema del viaggio. I personaggi principali, tutti, partono per un viaggio. Un viaggio che rappresenta il cambiamento, la speranza. Il viaggio è quello che facciamo allontanandoci dal banale, dall’ovvio, dal quotidiano più prevedibile.

Anche nella vita è necessaria la fantasia, per andare oltre quello che già sappiamo, quello che è scontato, che, prima o poi, diventa zavorra. Spesso capita che si viva chiusi nelle proprie pseudocertezze e allora com’è bello scoprire nuovi orizzonti. La storia di questi folletti moderni non è altro che la nostra storia, alla ricerca di qualcosa che, migliorandoci, ci cambia ogni giorno, ogni istante. La gioia di sperare e di combattere per non rassegnarsi mai, perché c’è sempre qualcosa da fare, persino cambiare noi stessi… Vladimir Propp avrebbe risolto l’intreccio, secondo i suoi schemi: equilibrio iniziale, affabulazione, rottura dell’ordine iniziale, peripezie degli “eroi”, conclusione, ordine ristabilito, ma con novità essenziali. In effetti, la narrazione segue uno schema ben preciso, didascalico: la fiaba ha sempre un narratore extradiegetico, un grado zero che prescinde dalla lingua e dallo stile e si avvicina al linguaggio corrente più umano possibile. La narrazione del genere fantastico non si pone il problema dell’autore, come grande narratore, ma si muove coinvolgendo i fruitori dell’opera come se potessero, essi stessi, raccontare una storia… Tutto ciò è racchiuso, a parer mio, nella frase che si trova a pag.37 del libro: “Non ho detto che è impossibile, ho solo detto che è difficile”. Lo spirito ardimentoso domina la scena fiabesca, dal principio alla fine, indicando al lettore nuove strade. Per uscire dalle paludi e dagli impasses di ciò che è scontato e dagli stagni di ciò che sembra non cambiare mai lo schema della realtà. La bellezza di una favola, lunga o corta che sia, è quella di creare un ponte sospeso su ogni abisso. Il ponte che Valeria Nisticò, in STORIA DI FOLLETTI MODERNI, ci fa attraversare, è quello dell’arcobaleno, simbolo di unione fra mondi, solo apparentemente, disuniti. Unione fra il passato e il presente, ma qui anche fra presente e futuro, conciliando la tradizione, che vuole i folletti come creature antiche, con la fantascienza, che tratta solo di creature avveniristiche. Ecco il perché dell’ arcobaleno: la sua caratteristica multicolore concilia la diversità di intenti e di progetto.. E, se è vero, come dice il grande Paulo Coelho, che “in ogni istante della nostra vita, abbiamo un piede nella favola e l’altro nell’abisso”, non correremo il rischio di cadere, fin quando esisterà uno scrittore che dia peso, dignità, medaglia di saggezza, alla fantasia pura, entusiastico punto di partenza, per ritrovare se stessi, a qualunque latitudine.
Ci aveva tentato Luc Besson, col misterioso mondo dei Minimei, a conciliare il passato, col presente, ma Valeria Nisticò va oltre: abbracciando anche il futuro, mettiamo in moto la volontà di scoprire davvero quale sia la strada per l’isola che non c’è: in fondo uno dei personaggi del libro, è Re Sile, che è, per l’appunto, l’anagramma di Isle, che in francese non troppo moderno, significa proprio isola…

Maria Palazzo (Soverato News)


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