Un’inchiesta, quella che ha portato all’arresto di 26 persone e all’esecuzione di altre misure cautelari per un totale di 38 indagati, che ha fatto luce su due presunti gruppi criminali attivi nel carcere “U. Caridi” di Catanzaro Siano.
Al centro delle indagini attività di spaccio di cocaina, hashish e marijuana ma anche l’introduzione, l’utilizzo e persino la vendita di cellulari e sim card nella casa circondariale. Tra le persone coinvolte ci sono detenuti e loro parenti, ma anche agente della Polizia Penitenziaria e un avvocato.
Dalle indagini sarebbero emerse anche condotte omissive e commissive di un direttore dell’amministrazione penitenziaria che è finita in carcere, Angela Paravati, e di un funzionario della Polizia Penitenziaria. Secondo quanto emerso avrebbero, agevolando i detenuti, avrebbero evitato problemi e difficoltà di gestione dell’istituto carcerario. Un ruolo importante, secondo quanto emerso, lo avrebbero svolto le donne, mogli e compagne, dei detenuti.
Secondo quanto emerso ancora, un agente della Penitenziaria avrebbe ricevuto da alcuni familiari di detenuti, compensi per agevolare l’introduzione di pacchi e beni vietati dal sistema carcerario in cambio di utilità e denaro.
Altri agenti invece, dopo i controlli sui pacchi, si sarebbero appropriati di derrate alimentari. Coinvolto infine, un imprenditore cosentino, gestore di una rivendita di tabacchi e di un negozio di telefonia, che avrebbe attivato e fittiziamente intestato le schede telefoniche da consegnare ai detenuti.
Sono state sequestrate infatti, carte prepagate utilizzate da alcuni indagati per farsi accreditare il denaro provento dalla vendita dei cellulari nel carcere. Su una carta prepagata sarebbero stati documentati movimenti per 12mila euro in 5 mesi.
Il procuratore facente funzioni della Dda di Catanzaro, Vincenzo Capomolla ha definito quanto emerso dall’inchiesta “un quadro inquietante perché avvenuto in un istituto penitenziario” che ha visto coinvolti soggetti detenuti, operatori di polizia penitenziaria e funzionari del carcere.